Il futuro della Germania senza Angela Merkel. Così nell’immaginario collettivo fotografato ieri dai sondaggisti di YouGov, secondo cui solo il 36% dei tedeschi «vede» la cancelliera al governo fino alla fine del mandato.

È l’effetto collaterale dell’impasse nella formazione del nuovo esecutivo, ma anche il lento declino di Merkel sempre meno Mutti della patria. Da qui il malcontento registrato dall’agenzia Dpa pronta a rilevare l’opposizione di ben il 47% dei tedeschi incapaci di pensarla al potere fino al 2021.

Caduta libera anche se a Berlino nessuno dimentica la scarsa affidabilità della demoscopia (che prima non aveva previsto il crollo della Cdu alle elezioni del 24 settembre e poi dato per imminente la coalizione Giamaica). Pochi giorni dopo il voto federale sempre l’istituto YouGov squadernava il placet del 44% dei tedeschi alla permanenza di Merkel fino alla fine della 19esima legislatura, mentre la percentuale dei pessimisti ricalcava l’attuale quota di ottimisti.

Scontata la sua bocciatura da parte degli elettori Spd, che continuano a considerarla come prima e ultima causa della clamorosa debacle del partito. Il 64% dei socialdemocratici la vorrebbe fuori dai giochi prima possibile, anche se il 7 gennaio se la ritroveranno al tavolo del negoziato per rifare la Grande coalizione insieme al leader Csu Horst Seehofer.

Nessun problema, invece, in campo democristiano: i «malpancisti» devono fare i conti con il 75% degli iscritti schierati a favore del completamento del suo quarto mandato. Casomai, il dente avvelenato con Merkel spunta nella bocca degli ex partner della coalizione nero-giallo-verde naufragata a novembre.

Il 40% dei Grünen desidera la sua fine prematura mentre salgono a quota 55% i tifosi del suo ritiro tra i liberali. A sinistra Merkel resta sempre il nemico numero due (dopo Afd) con l’opposizione del 67% della Linke. Tra le fila dell’ultra-destra l’82% insiste per le sue dimissioni.