«Noi crediamo che l’isolazionismo non ci faccia andare avanti, crediamo che dobbiamo cooperare, che il protezionismo non sia la risposta giusta». È questa la critica che, dal podio del forum di Davos, Angela Merkel ha lanciato ieri a Donald Trump che, alla vigilia del suo arrivo al World Economic Forum, ha varato misure per l’imposizione di dazi su importazioni, a partire da lavatrici e pannelli solari. Nella stessa direzione hanno parlato il presidente francese, Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni.

Nel suo intervento, la cancelliera tedesca ha lamentato il fatto che nel mondo vi sia troppo «egoismo nazionale». «Fin dai tempi dell’Impero romano, fin dai tempi della Grande Muraglia cinese – ha aggiunto subito dopo – sappiamo che limitarci a rinchiuderci non aiuta».

Merkel ha quindi sottolineato la necessità per la Ue di rendersi protagonista di una politica estera più unita e più forte: «Dobbiamo assumerci maggiori responsabilità, prendere il destino nelle nostre mani», ha detto, lamentando il fatto che la Ue si sia mostrata troppo esitante rispetto alle minacce dell’Is, alle crisi in Africa e alla guerra in Siria.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Macron: «Sul commercio – ha detto – stiamo tornando indietro a strategie di non cooperazione, disfacendo quello che la globalizzazione è stata in grado di ottenere». Senza mai citare Trump, il capo dell’Eliseo ha quindi proposto «un nuovo patto globale per rendere sostenibile la globalizzazione nell’interesse delle classi medie e di chi lavora, un patto di cooperazione internazionale fondato sul multilateralismo e non su nuove egemonie e nuovi poteri».

Gentiloni ha espresso il suo pensiero in una intervista alla Cnbc: «Rispetto totalmente il fatto che» Trump «sia stato eletto con l’idea di mettere l’America first e che stia cercando di andare in quella direzione – ha detto – Ma, come europei e italiani, dobbiamo evidenziare il fatto che rispettare e proteggere gli interessi dei cittadini statunitensi, che è corretto, non può significare che noi mettiamo in discussione l’intelaiatura delle nostre relazioni commerciali – ad esempio – che si sono rivelate estremamente utili per la crescita«. Il dibattito è aperto, afferma il presidente del Consiglio italiano, ma »la base della discussione dovrebbe continuare a essere il sostegno all’apertura, al libero commercio, agli accordi e non al protezionismo».

Un rapporto della società britannica Gowling WLG ha rivelato come – dallo scoppio della crisi finanziaria – le 60 principali economie mondiali abbiano messo in atto più di 7 mila misure protezionistiche, con dazi per oltre 400 miliardi di dollari. L’Italia è ad alto rischio su questo fronte perché ben il 57% del nostro Pil è legato al commercio.