L’esplosione record del contagio, con numeri perfino peggiori della scorsa primavera; il tutti-contro-tutti dei governatori dei 16 Land, nel nome del federalismo costituzionale, e le tensioni politiche nella GroKo con la Spd, a cui Angela Merkel avrebbe girato le bozze delle nuove regole dopo la Cdu.

È davvero, sotto tutti i punti di vista, «la fase più seria della pandemia» per la cancelliera che fatica a governare «il trend esponenziale» dell’infezione nonostante sia riuscita a strappare mezzo giro di vite sugli assembramenti. Con oltre 6.600 nuovi casi nelle ultime 24 ore (1.500 in più rispetto a mercoledì) da ieri in tutta la Germania è obbligatorio l’uso della mascherina nei «luoghi affollati» qualora gli infetti superino la soglia di 35 ogni 100 mila abitanti, il coprifuoco serale per bar e ristoranti (con divieto di vendere alcolici dalle 23 alle 6) e il limite di riunione oltre 10 persone esteso anche alle feste private. Nessun accordo, invece, sullo stop ai pernottamenti in altri comuni per chi proviene dagli hot-spot, né sulle sanzioni che rimangono di stretta competenza dei singoli Stati.

«Dopo un lungo dibattito questo risultato è insoddisfacente» ammette sconsolata Merkel, mai così costretta ad affidarsi all’autodisciplina dei tedeschi, pregati di «ridurre il più possibile i contatti interpersonali».

UNA MISURA NECESSARIA anche se «probabilmente non basterà», come prevede il primo ministro della Baviera, Markus Söder, deciso ad agire di testa propria a partire dal divieto di soggiorno negli hotel «fino alle vacanze autunnali» per i residenti nei focolai segnalati dall’istituto Robert Koch.

L’esatto opposto della Sassonia, dove la ministra per il Sociale, Petra Köpping (Spd), ribadisce la libertà di movimento difesa nel summit con Merkel dal governatore Michael Kretschmer (Cdu), convinto che «la proibizione colpirebbe gente che non ha nulla a che fare con la malattia».

Sulla stessa linea i presidenti Spd di Renania Palatinato, Malu Dreyer, e Amburgo, Peter Tschenster, così come il premier Cdu della Saarland, Tobias Hans, e il Verde Winfried Ktreschmann che guida il Baden-Württemberg.

MENTRE SPICCANO all’attenzione di tutti i governatori quattro pagine pubblicate ieri pomeriggio dall’Agenzia federale per l’Ambiente con le istruzioni su come areare correttamente le aule scolastiche: finestre aperte per 5 minuti ogni 20 di lezione è il “consiglio” tassativo da trasmettere a insegnanti, studenti, personale non docente.

L’ultima carta, insomma, per provare a invertire il trend ormai «vicino al punto di non ritorno» (così Söder) nonostante l’aumento dei controlli della polizia che ha già staccato oltre 70 mila multe ai “no-mask” beccati sui mezzi pubblici oppure nei party clandestini notturni organizzati nei parchi pubblici, soprattutto a Berlino.

Ed è proprio la capitale a finire sotto i riflettori dei media internazionali. Fa notizia il clamoroso poster dell’ente del turismo “Visit Berlin” con l’anziana che mostra il dito medio a chi non indossa la mascherina. Messaggio virale ma anche «assai imbarazzante» secondo il sindaco Michael Müller (Spd): ieri ha ordinato il ritiro immediato «perché non è stato commissionato dal Senato e ci sarebbero stati modi più felici per attirare l’attenzione». Altro segnale sintomatico della confusione istituzionale, quanto dell’autonomia decisionale che qui vale anche a livello di quartiere, come dimostra la sindaca di Neukölln (tra i rioni epicentro del Coronavirus) che ha respinto l’ipotesi di farsi “aiutare” dall’esercito nella gestione della pandemia.

COSÌ, COME AL SOLITO, in Germania si procede a macchia di leopardo; un po’ come il virus incistato prevalentemente nelle 44 “zone rosse” con oltre 50 casi ogni 100 mila abitanti.

«L’aumento dell’incidenza è attribuibile a singoli focolai: nel distretto di Cloppenburg 89 casi sono collegati all’epidemia scoppiata tra i lavoratori di un macello, a Esslingen invece si è sviluppato attraverso un centro logistico, mentre nella città di Hamm più di 200 contagi sono dovuti a un matrimonio» si legge nel bollettino quotidiano dell’istituto Robert Koch.

Insieme al numero dei morti (33 in più nelle ultime 24 ore; 9.710 dall’inizio della pandemia), all’indice di contagio R0 ora pari a 1,04, e all’impennata dei ricoveri nei reparti di terapia intensiva (170 in 7 giorni) che comunque vantano ancora 8.900 posti-letto a disposizione dei pazienti dell’inevitabile seconda ondata.