«Non c’è nessuna tolleranza nei confronti di chi mette in discussione la dignità di altri esseri umani». Così si è espressa ieri la cancelliera Angela Merkel, in occasione della sua visita al centro di accoglienza di Heidenau nei pressi di Dresda (nella foto LaPresse). Una missione nell’epicentro della vera crisi che sta attraversando la Germania: l’emergenza neonazisti. La cittadina sassone di 16mila abitanti è stata teatro degli episodi più gravi di violenza anti-migranti registrati sin qui: due notti di durissimi scontri, la scorsa settimana, intorno al campo allestito dalla Croce rossa per circa 600 richiedenti asilo. Dopo giorni di silenzio la cancelliera ha deciso finalmente di «attivarsi» contro i razzisti, sfidando le contestazioni che puntualmente ci sono state. Manifestanti di estrema destra, tenuti a debita distanza, l’hanno accolta al grido di «Volksverräterin», «traditrice del popolo»: un’espressione non casuale, ma tipica del lessico del nazismo.
I massimi vertici politici del Paese sembrano dunque avere preso coscienza del problema-intolleranza. Ieri è stato anche il presidente federale Joachim Gauck a compiere lo stesso gesto della cancelliera, visitando un centro di accoglienza a Berlino. Identico il messaggio: nessuna comprensione per i razzisti e molte lodi per gli operatori umanitari, per i volontari e per amministratori e cittadini che non si fanno intimidire dai neonazisti. «Parole tardive» secondo il politologo Hajo Funke, tra i massimi esperti del fenomeno estrema destra in Germania, che punta il dito contro il doppio fallimento della classe dirigente tedesca: nell’organizzazione dell’accoglienza e nella lotta contro i neonazisti. «C’è stata una reazione sbagliata al movimento Pegida di Dresda, i “patrioti contro l’islamizzazione”: è stata mostrata troppa comprensione verso manifestazioni chiaramente razziste», accusa Funke in un’intervista al telegiornale del canale pubblico Ard. Risultato? «Dopo i cortei di Dresda gli attacchi contro i centri di raccolta dei migranti sono raddoppiati, perché gli estremisti di destra hanno preso coraggio». Soprattutto in cittadine come Heidenau, dove i fascisti della Npd alle comunali dell’anno scorso hanno raccolto il 7,5% dei voti, superando i socialdemocratici della Spd (6,3%) e i Verdi (5,6%).
E l’elenco di azioni xenofobe continua ad allungarsi. Ieri pomeriggio un incendio ha gravemente danneggiato una palestra a Berlino, nel quartiere Wittenau. A poche centinaia di metri vivono 900 richiedenti asilo e proprio in quella palestra si sarebbe dovuta tenere oggi una festa per loro: tutti indizi che lasciano pensare che le fiamme siano di origine dolosa. In ogni caso, gli organizzatori della manifestazione pro-migranti non si sono fatti intimidire, confermando l’iniziativa di «benvenuto» ai richiedenti asilo. Un’altra, ben più grande, azione di solidarietà si terrà invece il prossimo 4 ottobre, all’indomani dei solenni festeggiamenti per il 25esimo anniversario della riunificazione: un grande concerto con i principali artisti tedeschi mostrerà «il volto della Germania quale Paese dell’accoglienza e dell’integrazione», come ha dichiarato il presidente del Bundestag, il democristiano (Cdu) Norbert Lammert, patrocinatore dell’evento.
Qualche dubbio sulla volontà tedesca di accogliere e integrare i migranti, tuttavia, è più che legittimo. Se si registra, da un lato, la positiva decisione del governo Merkel di concedere rapidamente l’asilo a tutti i siriani, dall’altro ci sono segnali in senso opposto.
Il ministero degli interni, guidato da Thomas de Maizière (Cdu), sta lavorando a regole più restrittive per i richiedenti asilo: estensione del periodo di obbligo di permanenza nei centri e velocizzazione delle procedure di rimpatrio nei Paesi considerati «sicuri». E una proposta-choc arriva addirittura dal segretario Spd della Turingia, Andreas Bausewein, che è anche sindaco di Erfurt. Per facilitare il lavoro ai comuni, su cui ricade il peso maggiore delle politiche di accoglienza, «bisognerebbe eliminare l’obbligo scolastico per i bambini profughi: è troppo oneroso». Reazioni indignate da parte della Linke e dei Verdi, alleati dei socialdemocratici al governo del Land.