Il primo treno speciale è arrivato alle 13.20 alla stazione centrale di Monaco di Baviera, con circa 450 profughi a bordo. L’avanguardia di un gruppo che entro stasera dovrebbe essere di oltre 7 mila, ma cifre esatte nessuno le conosce. Tutti sanno, invece, che l’obiettivo di quei migranti è finalmente raggiunto: la Germania.

Nella notte fra venerdì e sabato era arrivata la decisione tanto attesa: il via libera da Berlino e Vienna all’ingresso delle persone ammassate in Ungheria, uomini e donne tenuti in ostaggio dai vertici politici degli stati europei.

La decisione della cancelliera Angela Merkel e del suo collega austriaco Werner Faymann significa la sospensione di fatto del «regolamento di Dublino», che avrebbe imposto a Budapest di identificare e trattenere tutti i richiedenti asilo.

Si volta pagina, dunque? In Germania anche gli esponenti conservatori danno per scontato che le norme europee su migrazione e asilo siano da rivedere, ma ciò non significa che si annuncino tempi migliori per i migranti. Hans-Peter Uhl, responsabile interni dell’Unione democristiana bavarese (Csu), lo ha messo in chiaro in un’intervista concessa ieri alla radio pubblica Deutschlandfunk: «Non possiamo concentrarci solo sul tema della ripartizione dei profughi all’interno dell’Unione europea, dobbiamo anche occuparci del rafforzamento dei confini esterni».

Il punto-chiave è sempre lo stesso: chi fugge da Paesi considerati «sicuri», come ad esempio gli stati balcanici, non deve avere il diritto di restare sul suolo tedesco (e della Ue). Una posizione che non contraddice quanto dichiarato ieri da Merkel: «L’asilo politico è un diritto fondamentale che non ammette alcuna limitazione al numero di chi può farne richiesta». Un’affermazione lapalissiana, quella della cancelliera, perché la Costituzione tedesca così prevede (all’articolo 16 a). Ma la questione delicata sta proprio nello stabilire chi possa davvero ottenere lo status legale di «rifugiato».

[do action=”quote” autore=”Angela Merkel”]”In quanto paese  economicamente sano abbiamo la forza di fare quanto è necessario, ma l’intero sistema dell’accoglienza e dell’asilo va rivisto”[/do]

Fino a giugno quasi la metà dei richiedenti asilo giunti in Germania (160mila in tutto) proveniva dai Paesi dei Balcani occidentali, Kosovo e Albania in particolare: per i democristiani della Cdu/Csu quei migranti devono essere rimandati indietro. Non così, invece, per i Verdi e la Linke.

Cosa pensino i socialdemocratici della Spd è meno chiaro: il leader (e vicecancelliere) Sigmar Gabriel sembra disposto a seguire gli alleati di governo democristiani, ma la sinistra interna lo mette in guardia dall’adottare quella linea. Oggi sarà probabilmente il giorno della verità, perché i vertici della grosse Koalition si incontrano per fare il punto sull’emergenza-profughi, e l’ipotesi sul tavolo è proprio quella di aumentare il numero dei Paesi d’origine considerati «sicuri».

Sul piano della prima accoglienza è innegabile che ora la Germania stia dando buona prova di sé dopo le difficoltà e le polemiche delle scorse settimane. Gli episodi di violenza razzista registrati a Heidenau e in molte altre città sembrano avere risvegliato partiti e società civile.

Meglio tardi che mai. La Cdu invita a fare donazioni alla Croce rossa e alle organizzazioni religiose che si occupano di rifugiati, e la Spd ha aperto una sezione speciale del proprio sito dedicata al «benvenuto» ai migranti, in cui lo stesso Gabriel racconta in un video che sua madre e sua nonna vissero la condizione di profughe, scappando dalla Prussia orientale dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Alla stazione di Monaco ieri erano moltissimi i volontari, organizzati in turni da quattro ore: tutto si è svolto nella completa calma, e chi scendeva dai treni è stato salutato con applausi e grida «welcome to Germany». Sui volti dei profughi finalmente sorrisi e sollievo. Presenti in stazione anche i vescovi della chiesa cattolica e di quella protestante.

Non tutti i profughi giunti ieri nella capitale della Baviera rimarranno nella regione: altri Länder hanno già dato la disponibilità a fare la propria parte.

Almeno in 600 raggiungeranno la Turingia, dove l’amministrazione guidata dall’esponente della Linke Bodo Ramelow ha già predisposto un centro di accoglienza nella cittadina di Hermsdorf.