Certo i numeri dicono e non dicono, ma scorrere la lista dei record inanellati dalla signora della musica leggera americana fa un po’ impressione: 52 dischi d’oro, 31 di platino e 13 di multiplatino, unica artista donna con il maggior numero di primi posti, ben 10 con 33 album nei top 10 alla pari di Sinatra. E si potrebbe proseguire. Il nuovo doppio di Barbra Streisand in uscita venerdì è in realtà un live, l’ennesimo nell’ultima decade, pubblicato più per una mera esigenza contrattuale (la signora ha firmato quattro anni fa un accordo multimilionario con la Sony e il tour americano di 13 date era a supporto del suo ultimo album da studio, Encore Movie Partners Sings Broadway) che per un’esigenza artistica reale.

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Solo per fan quindi? Non necessariamente, perché le 19 o 24 canzoni – versione standard o deluxe – che compongono il nuovo progetto discografico della diva newyorkese rappresentano un pezzo di storia del pop e del musical americano. E ribadiscono ancora una volta lo stile unico della cantante, forgiato nei ’60 rielaborando certe artificiosità del belcanto trasformandole in qualcosa di unico e moderno. La voce squillante che dai palcoscenici di Broadway ha conquistato il mondo, gli acuti e le sofisticate nuance che caratterizzano i suoi successi dei ’70 – e per cui è stata spesso criticata per eccessivi barocchismi, si è ovviamente modificata nel tempo.

La signora ha festeggiato settantacinque primavere e il canto ha perso inevitabilmente di elasticità e in potenza, certe note non sono più cristalline ma l’interpretazione resta sempre di primissimo livello. The Music… The Mem’ries…the Magic! – anche documentario prodotto da Netflix che lei stessa ha diretto insieme a Jim Gable e scritto a sei mani insieme a Jay Landers e Richard Jay-Alexander, è quindi una sorta di antologica memorabilia del suo archivio musicale.

Iniziando dall’ouverture di People per proseguire sull’onda dei ricordi con The Way We Were, Evergreen, You Don’t Bring Me Flowers cantato in coppia a metà anni settanta con Neil Diamond. Si arrampica un po’ a fatica – l’aiutano le quattro implacabili coriste – sulle note di No more tears, classico disco e duello «fra regine» interpretato nel ’79 con Donna Summer.

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Molto, molto più a suo agio Barbra quando arrivano i «suoi» standard dove si cala con perfetta padronanza: passando dalla drammatica tensione di Papa Can You Here Me? dal suo film più ambizioso dove era interprete e regista, Yentl (1983), su straordinarie musiche di Michel Legrand per arrivare a People – il classico tratto da Funny Girl – dove riesce a non smarrire nella rivisitazione 2016 il virtuosismo e la dinamica presente nella versione originale del 1964.