Otto anni di lavoro sociale, con l’assistenza a una bambina disabile, laboratori e tante iniziative, che rischiano di essere cancellati in un amen. Per l’unica colpa, dopo almeno trecento serate vissute senza problemi, di aver organizzato un concerto che aveva richiamato un gruppo di squatter. Poi protagonisti, nel lungo viale fuori dalla struttura dove abitualmente stazionano giovanissime lucciole con relativi protettori, di una rissa con le forze dell’ordine, proseguita poche ore dopo con il lancio di molotov contro la stazione dei carabinieri di Varlungo.
Ora all’associazione Il Melograno si vivono momenti di angoscia. E nella vecchia stalla di villa Favard, all’estrema periferia est di Firenze, trasformata lavorando giorno dopo giorno in uno spazio accogliente e con un magnifico, ben curato giardino, si aspetta con preoccupazione la riunione del comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Chiamato a decidere, dopo una violenta (quella sì) campagna di stampa, sul destino di un piccolo spazio di socialità quotidiana finito in una storia sbagliata.
Preso d’assedio da media che hanno soffiato sul fuoco di un “degrado strisciante” che al Melograno non è mai esistito – anzi grazie all’associazione è successo proprio il contrario – il presidente Giovanni Vivarelli ha condannato le violenze, raccontando di essersi prodigato per evitarle. Al tempo stesso ha ricordato quali erano stati i motivi per cui l’amministrazione comunale aveva dato lo spazio, all’epoca fatiscente, in comodato gratuito al Melograno: “Oltre alla casa famiglia per una bambina sfortunata che è cresciuta qui, ci avevano chiesto di organizzare progetti culturali e ricreativi, e di ristrutturare l’edificio a nostre spese. Lo abbiamo fatto. Per completare l’opera stavamo aspettando un piccolo finanziamento, dopo aver vinto un bando regionale per l’autorecupero di strutture dismesse. Tanto lavoro, e tanta fatica, per poi essere additati come fra i colpevoli del degrado cittadino. Una beffa”.
Al Melograno è arrivata la solidarietà di tutta piazza Santo Spirito, affollatissima nel tradizionale appuntamento del 25 Aprile fra cortei partigiani e concerti rock. Ma basterà, di fronte a queste parole del sindaco Nardella? “Non bisogna abbassare la guardia di fronte ad attività apparentemente di valore culturale, che possono, consapevolmente o meno, portare a commettere azioni violente o contro la legge”. Una condanna preventiva, ai danni di una realtà che al contrario ha combattuto il degrado di una zona molto periferica. In prima linea nei referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare, convincendo ad andare alle urne molti dei suoi, spesso giovanissimi, frequentatori abituali nelle cene sociali del mercoledì, e nelle attività ricreative e culturali sulle quali Palazzo Vecchio contava. Non sapendo come organizzarle, nei tanti non luoghi che sono fuori dalla rutilante città-vetrina.