Gli Strokes sono senza dubbio i padri della moderna musica indie. Gruppi come The Arctic Monkeys o The 1975 (e molti altri) non esisterebbero senza le chitarre lo-fi di Casablancas e soci. Tuttavia, anche per i fan più talebani, i dischi più recenti della band sono stati in qualche modo deludenti. Per fortuna, l’ultimo album – The New Abnormal appena pubblicato – sembra far risplendere di nuovo l’ensemble newyorkese.

È IL PRIMO disco dal 2013, e sebbene non sia un ritorno totale al suono che ha fatto del loro folgorante debutto, Is This It, un classico moderno, è l’album più riuscito della band in oltre 15 anni. Gli Strokes hanno sempre attinto alla musica alternativa e proto-punk, come quella dei The Velvet Underground, dei Kinks e dei Television e fin dal debutto, nel 2001, il suono della band era forse quasi indistinguibile dai suoi riferimenti.

COL PASSARE del tempo però il gruppo ha scelto la via della sperimentazione, ramificando le proprie melodie in suoni new wave, semi-psichedelici e post-punk. The New Abnormal – che in copertina ha lo splendido quadro di Jean-Michel Basquiat Bird On Money del 1981 – non è ai livelli di Room On Fire del 2003 ma gli Strokes sembrano aver finalmente trovato la quadratura del cerchio dei diversi stili. Prodotto dal leggendario Rick Rubin – che ha lavorato con tutti: da Jay-Z a Johnny Cash – l’album contiene gemme come Bad Decisions, un ritorno al loro suono primigenio che ricorda anche Dancing With Myself di Billy Idol, e brani come Eternal Summer e At The Door che rintracciano le correnti più sperimentali ed elettroniche. Appoggiandosi alla loro aura originale, ampiamente feticizzata, il disco, a un primo ascolto, sembra fatto per accontentare i primi, nostalgici fan.

SENZA DIMENTICARE però i sintetizzatori – in brani rapsodici come Ode To The Mets – che Casablancas ha felicemente sperimentato con il suo side-project The Voidz. La migliore caratteristica dell’album, tuttavia, è la sua coerenza. Il «nuovo anormale» è dunque la nuova normalità della band.
E, come al solito, il frontman Julian Casablancas si alterna con estrema abilità tra il suo essere crooner 2.0 e il produrre un falsetto quasi melismatico, raggiungendo picchi di sinistra inquietudine nella straordinaria apripista The Adults Are Talking. Lavoro audace e dalle melodie killer che ha tutto il potenziale per risuonare incessantemente in testa all’infinito. Nulla di rivoluzionario certo, ma riesce decisamente dove gli ultimi progetti di Casablancas & co. avevano fallito.
Ovvero essere divertenti e pieni di suoni orecchiabili. Due caratteristiche che hanno reso famosi gli Strokes in primo luogo, oltre alla loro naturale coolness. È una nuova incarnazione, ma l’anima è ancora intrinsecamente quella di capolavori come The Modern Age o Reptilia.