Personaggi femminili dai tratti decisamente forti, il tocco di melò che ti aspetti e quel tanto di Filumena Marturano che (inevitabilmente) tratteggia la complessa personalità della protagonista. Dopo aver realizzato nel 2012 il suo ultimo lungometraggio Il volto di un’altra, Pappi Corsicato si tuffa per la prima volta nel mondo della serialità per prodursi in una fiction di dodici puntate – declinata in sei appuntamenti nel prime time – e che questa sera giunge al suo epilogo. Ecco Vivi e lascia vivere, in onda su Rai1, cucita addosso a Elena Sofia Ricci, nostra signora della fiction sia che si infili nei panni di Suor Angela – alter ego al femminile di Don Matteo, con maggior mobilità facciale rispetto a Terence Hill – che nei panni della sfigatissima eroina protagonista della storia.

«L’IDEA DI LAVORARE ad una serie – ha spiegato Corsicato in un’intervista – è una cosa che conservo da anni e per cui ho scritto questo progetto che avevo già fatto leggere a Elena Sofia Ricci. Abbiamo presentato insieme il progetto in Rai con Angelo Barbagallo, produttore per Bibi Film TV e stranamente è andato in porto. Non so dire il motivo, ma credo che un elemento a favore della serie è che fosse su una donna che usciva fuori da certi canoni. In passato forse facevo cose troppo distanti dal loro stile invece ora si è trovata una combinazione giusta che ha fatto capire loro che potevamo fare qualcosa insieme».
E così si combina il matrimonio tra l’immaginario cinematografico del regista napoletano e le esigenze di semplificazione del linguaggio televisivo. Siamo in una Napoli luminosa – belle le riprese dall’alto della città così come le canzoni della colonna sonora affidate agli americani The National – dove Laura/Sofia Ricci lavora come cuoca in una mensa e fatica a sbarcare il lunario. Il marito (Antonio Gerardi) – che dovrebbe stare sulle navi da crociera e cantare si scopre morto improvvisamente (ma il proseguo della vicenda rivela un’altra verità…) a Tenerife. Non bastasse la vedovanza, Laura ha anche tre figli a carico – adolescenti con più di qualche problema comportamentale – difficoltà economiche e debiti a non finire. All’interminabile elenco di sfortune si aggiunge la propensione all’errore e un licenziamento che la getta nella disperazione più cupa ma è anche la spinta verso la rinascita.

È IL TEMA della presa di coscienza, della rivendicazione delle proprie fragilità che si trasformano invece nell’arma in più del riscatto, al centro della fiction sceneggiata da Monica Rametta, prodotta da Rai Fiction e realizzata in collaborazione con la Bibi Film di Pappi Corsicato. Un family drama non originalissimo che punta molto sugli ambienti e sulle prove attoriali degli altri protagonisti , dove ritroviamo vecchie conoscenze dell’universo cinematografico del regista, come Iaia Forte e Teresa Saponaro che con lui hanno attraversato i ’90 e che compensano la scrittura qua e là un po’ sopra le righe. Successo oltre ogni previsione condiviso in pieno lockdown da una media di 6 milioni e mezzo di spettatori. E una seconda stagione in fase di ideazione.