Mala depurazione, rifiuti galleggianti, cambiamenti climatici e illegalità ambientali minacciano il Mediterraneo: è la denuncia di Goletta Verde, che ieri ha presentato il bilancio del suo viaggio lungo i 7.412 chilometri di costa italiana. Su 260 punti testati, sono 105 (il 40%) i campioni di acqua risultati inquinati con cariche batteriche al di sopra dei limiti di legge. Di questi, l’87% è fortemente inquinato e si trova alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi, mentre il 13% è nei paraggi di spiagge affollate. La situazione migliore è in Sardegna (con solo cinque punti critici) seguita dalla Puglia. Maglia nera Abruzzo, Sicilia, Campania e Lazio.

PARTICOLARMENTE GRAVE la condizione di 38 siti, costantemente inquinati negli ultimi cinque anni, concentrati soprattutto nel Lazio (8), in Calabria (7), in Campania e Sicilia (5). Sul litorale laziale, in particolare, si tratta delle foci dei corsi che attraversano le diverse province: la fece del fiume Marta a Tarquinia, del Fosso Zambra a Cerveteri, del Rio Vaccina a Ladispoli, del fiume Arrone a Fiumicino, del Tevere a Roma, del Rio Torto dal lato spiaggia di Pomezia, del Fosso Grande ad Ardea, del Rio Santacroce nella spiaggia di Gianola a Formia. «Oltre alle Capitanerie di porto, chiediamo alle amministrazioni comunali interessate di agire velocemente per la salvaguardia del proprio litorale e costruire un percorso di riqualificazione che passi dalla consapevolezza delle cause» il commento di Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio.

«IL MARE ITALIANO soffre per gli scarichi non depurati – spiega Giorgio Zampetti, responsabile Scientifico di Legambiente – ma anche per i rifiuti galleggianti e spiaggiati, per le continue illegalità ambientali che sfregiano coste e territori italiani. Per questo abbiamo deciso di consegnare undici esposti, per 38 situazioni particolarmente critiche, alla Capitaneria di Porto». Va male anche l’informazione ai cittadini: dei 91 punti rilevati, vietati alla balneazione, solo 23 presentano un cartello che avvisa gli utenti.

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LA DEPURAZIONE è il tasto dolente: al 2014, in Italia, solo il 41% del carico generato subisce un trattamento conforme alle direttive europee, rispetto alla media nel continente del 69%. Su 28 paesi, l’Italia è al ventitreesimo posto. Gli scarichi equivalenti a 577mila abitanti non subiscono alcun trattamento. Dei depuratori, risulta conforme solo il 54%. Così sul paese pesano già due condanne e una terza procedura d’infrazione, le regioni incriminate sono Sicilia, Calabria e Campania. Dal primo gennaio 2017 dobbiamo pagare all’Europa 62,7 milioni di euro una tantum a cui si aggiungono 347mila euro per ogni giorno sino a che non saranno sanate le irregolarità.

A PEGGIORARE la situazione gli scarichi illegali di fabbriche non a norma e abitazioni abusive. «L’insufficiente depurazione e gli scarichi inquinanti – secondo i dati del rapporto Mare Monstrum di Legambiente – restano il reato più contestato e in crescita rispetto all’anno precedente, e da soli rappresentano il 31,7% (contro il 24,6% del 2015) delle infrazioni».

NEMICI DEL MARE anche i marine litter: il Mediterraneo è uno dei mari più minacciati dai rifiuti che galleggiano e quelli spiaggiati. Nel 18% dei punti monitorati da Goletta Verde è stata riscontrata la presenza di rifiuti da mancata depurazione: assorbenti, blister, salviette ma, soprattutto, cotton fioc per la cattiva abitudine di scaricarli nel water. Preoccupante è anche la mole dei rifiuti galleggianti che si sommano a quelli sui fondali.

PER QUANTO RIGUARDA l’immondizia a pelo d’acqua, il 96% è plastica: 58 rifiuti per ogni chilometro quadrato di mare con punte di 62 nel Tirreno. Si tratta di buste (16,2%), teli (9,6%), reti e lenze (3,6%), frammenti di polistirolo (3,1%) e bottiglie (2,5%).

A INCIDERE, infine, c’è la questione dei cambiamenti climatici con l’aumento delle temperature e della salinità del Mediterraneo. Condizioni che hanno facilitato l’arrivo di pesci tossici, granchi tropicali, alghe infestanti. Sono più di 800 le specie estranee all’habitat segnalate, circa 600 vivrebbero ormai stabilmente nelle nostre acque. I ritrovamenti di specie alloctone nel Mediterraneo sono triplicati dal 1980, mentre sono «solo» raddoppiati negli altri mari.