Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea saving humans, ieri era sul veliero Alex che, ignorando il divieto del Viminale, è entrato nel porto di Lampedusa. Dalle 17 sono rimasti bloccati a bordo sia i naufraghi che l’equipaggio. Prima delle 20 sono stati spostati al molo di servizio, in zona militare: è arrivata l’acqua potabile e quella per i bagni ma nessuna autorizzazione allo sbarco. Una situazione sempre più drammatica che, nella notte, potrebbe portare a gesti estremi.

Perché non vi fanno sbarcare?

Non abbiamo avuto nessuna comunicazione scritta, ci hanno solo detto che non potevamo scendere perché dovevamo fare le visite sanitarie. L’unica cosa che sentiamo sono gli ordini urlati dal ministro Salvini. Sulla banchina non ci sono i soliti assetti che si sistemano quando è previsto uno sbarco, c’è solo la polizia. Abbiamo dovuto insistere per avere una dottoressa a bordo che controllasse i casi più gravi, tra ustioni, disidratazione, un caso di scabbia e altri problemi dovuti alla permanenza in Libia. Siamo tutti stremati dall’ansia, dal caldo e dall’attesa. C’è chi è scoppiato a piangere.

Come sono le condizioni sul veliero?

Quando venerdì la Guardia costiera ha portato a Lampedusa i 13 migranti in condizioni più fragili (tra loro Fatima, una neonata di 5 mesi) abbiamo avuto un minimo di spazio di manovra per contarci: invece di 41, i naufraghi ancora sull’Alex sono 45, più noi 11 dell’equipaggio, su un veliero omologato per 18 persone. I bagni sono fuori uso da venerdì. Siamo tutti sul ponte con il sole a picco in mezzo ai miasmi. Ci sono dieci ragazzini tra i 15 e i 17 anni che non capiscono cosa stia succedendo. L’unica cosa che ci dicono è “meglio stare dieci giorni bloccati così che tornare in Libia”. Per noi questa è l’unica cosa che conta: averli salvati dal mare e dall’inferno libico. Non avevamo altra scelta.

Salvini vi accomuna ai trafficanti di esseri umani.

È un’accusa infamante che respingiamo al mittente, ne dovrà rispondere nelle sedi giudiziarie, come ha già dichiarato il nostro armatore Alessandro Metz. Quello che abbiamo fatto è l’esatto opposto: se non li avessimo presi a bordo sarebbe intervenuta la sedicente Guardia costiera di Tripoli e, in questo modo, sarebbero finiti di nuovo nelle mani dei trafficanti da cui sono scappati.

Il ministro dell’Interno dice anche che potevate arrivare a Malta, il vostro rifiuto ha messo a rischio le vite dei naufraghi.

Noi avevamo accettato l’offerta di andare a La Valletta. Poi però il Viminale ha imposto delle regole gravi. Avremmo, cioè, potuto trasbordare i migranti sulle motovedette poi, al limite delle acque maltesi, riprenderli a bordo e proseguire in porto a pieno carico, con la linea di galleggiamento bassa per il peso delle persone. Una manovra pericolosa finalizzata a cosa esattamente? La ministra della Difesa Trenta non ha nulla da dire? Il governo ha posto delle condizioni capestro, finalizzate probabilmente al sequestro e all’arresto dell’equipaggio una volta in porto. Volutamente ci ha messo in una posizione impossibile. Come aveva già fatto con la Sea Watch3. È una strategia, quella di Salvini, che ogni volta forza le regole. Abbiamo deciso di venire a Lampedusa perché era l’unica possibilità che avevamo vista la responsabilità delle persone a bordo. Con i nostri avvocati ci tuteleremo nelle sedi opportune. Mediterranea ha rispettato il diritto della Navigazione e l’obbligo di salvare chi è a rischio naufragio. Invece tenerci bloccati qui inizia a configurare il sequestro di persona. Questo non è più uno stato di diritto. Ci facciano sbarcare e poi la magistratura prenda le proprie decisioni.