Le notizie positive che giungono dai vaccini in sperimentazione non basteranno a dichiarare conclusa l’emergenza della pandemia. Il vaccino andrà prodotto in miliardi di dosi e distribuito in tutto il mondo, se si vuole davvero arrestare la circolazione del coronavirus. Dunque, sarà necessario aumentare il numero di produttori di vaccini e farli arrivare anche nei Paesi poveri che non possono competere per accaparrarsi le dosi a suon di miliardi di euro o dollari.
È quanto sostiene Stella Egidi, referente medico della Ong Medici senza Frontiere (Msf), che chiede una «rapida espansione dell’offerta globale». Cioè, «più vaccini disponibili e priorità assegnate in base ai criteri di salute pubblica dell’Oms, non alla capacità di spesa di un Paese».

Per riuscirci, secondo Msf è necessario superare il monopolio imposto dalla proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid-19, cioè dal sistema dei brevetti protetto dall’Organizzazione Mondiale del Commercio. «Moderna è stata l’unica azienda a impegnarsi a non far valere i propri brevetti durante la pandemia», spiega ancora Egidi. Mentre le altre case farmaceutiche non hanno alcuna intenzione di cedere i propri profitti in cambio della salute globale. «Per rendere questa promessa più significativa però, Moderna dovrebbe anche condividere tutta la proprietà intellettuale, le tecnologie, i dati e il know-how, in modo che altri produttori possano aumentare la produzione di questi vaccini potenzialmente salvavita».

Anche AstraZeneca ha firmato un impegno a rinunciare ai propri profitti dalla vendita dei vaccini anti-pandemia ma l’impegno ha una data di scadenza, per così dire. Un accordo tra l’azienda e il governo brasiliano fissa infatti al 1 luglio 2021 la fine dell’emergenza: da quel giorno AstraZeneca sarà libera di alzare a piacimento il prezzo del suo vaccino.

La lobby dell’industria farmaceutica, la federazione internazionale Ifpma, non ha alcuna intenzione di venire incontro a Msf: «Le richieste di diluizione dei diritti di proprietà intellettuale sono controproducenti». Anche l’Ue finora è su questa linea: «Non ci sono prove che i diritti di proprietà intellettuale blocchino l’accesso a farmaci e tecnologie utili nella lotta al Covid-19». Lo ha detto un portavoce dell’Unione durante l’ultima riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio sul tema, in cui l’Ue ha votato contro la proposta di sospendere i brevetti che riguardano farmaci e vaccini anti-Covid sostenuta da Sudafrica e India. Per impegnare l’Unione Europea a battersi a livello internazionale per rimuovere le barriere all’accesso a farmaci e brevetti è partita ufficialmente anche un’«Iniziativa del cittadini europei», uno strumento di democrazia dal basso che chiunque può sottoscrivere.