Una giustizia finalmente al servizio dei cittadini, che reintroduca la mediazione obbligatoria, riorganizzi l’offerta e velocizzi la risposta. In sintesi estrema, sono queste le bandiere che Scelta Civica ha cominciato a sventolare, fin dalla prima audizione in parlamento della ministra Cancellieri, sull’accidentato sentiero intitolato alla giustizia civile.

“Siamo stati noi in magnifica solitudine a sottolineare l’emergenza in cui versa il civile dopo un ventennio di confronto-scontro sulla giustizia caratterizzato dal panpenalismo”, ci dice Gregorio Gitti, capogruppo di Scelta Civica in commissione giustizia alla camera.

E allora proviamo a vedere, punto per punto, l’impianto e le proposte di maggiore attualità.

Non si può che cominciare questa panoramica dalla cosiddetta riforma della geografia giudiziaria, poiché a volerla fortemente furono l’allora guardasigilli Severino e il governo Monti. Come è noto a chi ci legge, la riduzione degli uffici giudiziari attraverso una serie di accorpamenti è ora altrettanto fortemente osteggiata dagli avvocati e dagli amministratori locali dei tribunali in corso di chiusura. Scelta Civica è ovviamente favorevole alla riforma. Con le dovute rettifiche. Ad esempio, spiega Gitti, vanno salvaguardati i criteri di riferimento al tessuto economico produttivo: “Perciò riteniamo che almeno in due casi, Alba e Bassano del Grappa, gli uffici vadano mantenuti poiché, oltre a rispondere alle esigenze del cittadino, si tratta di uffici che producono reddito”. Alba, in particolare, vanta un tribunale nuovissimo ed efficiente che, in effetti, sarebbe un delitto eliminare.

Altro punto decisivo la mediazione obbligatoria. Bocciata sì dalla Corte Costituzionale, “ma solamente sotto il profilo dell’eccesso di delega da parte del governo”, che era allora quello di Berlusconi,  la mediazione può avere un grande effetto deflattivo sulla litigiosità degli italiani. Sempre che sia ben gestita. A tal proposito, si fa notare come la più grave pecca della precedente norma fosse la mancanza di un serio profilo professionale per la figura del mediatore. Una qualsiasi laurea breve, un corso di 52 ore ed ecco formato un mediatore. “Fortunatamente, il decreto del fare disciplina e professionalizza maggiormente la mediazione. Noi abbiamo poi presentato un emendamento in modo che fosse introdotto l’obbligo di una certificazione specifica, ad esempio in psicologia, per i professionisti che intendono accreditarsi come mediatori”. Inoltre, essendo in sensibile miglioramento la filiera dei giudici di pace, è importante utilizzare appieno queste figure per l’incremento delle conciliazioni.

Un altro emendamento suggerito dalla pattuglia dei deputati montiani  entra direttamente nelle segrete stanze intitolate alla produttività dei giudici, chiedendo – udite udite – la limitazione a 3 (tre) settimane del periodo feriale nei tribunali. “E’ una delle nostre proposte dedicate al capitolo sulla velocizzazione del processo civile allo stesso tempo mirante a ridurre alcune sacralità”, dice Gitti. Sacralità quali appunto la pausa estiva della giustizia italiana.

A proposito della controversa questione dell’alto numero di avvocati (240 mila, ad oggi), non è malvista l’ipotesi del numero chiuso per le discipline giuridiche: “Anzi, direi che è fondamentale se si punta a creare motivazioni più forti per gli studenti. Del resto, i criteri di selezione professionale sono rigorosi per i magistrati e per i notai, mentre sono disomogenei quelli per l’accesso agli ordini suddivisi per corti d’appello”. Quali appunto, gli ordini forensi.

Infine, brevissimo accenno alla proposta di legge appena presentata in materia di contratti d’impresa, che rientrano fra i contratti speciali previsti dal codice civile, la cui sistemazione attende dal 1942, anno di entrata in vigore del codice.