Cala fortemente la libertà in Slovacchia e in Repubblica Ceca. L’episodio più visibile all’estero è stato il doppio omicidio del giornalista Ján Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová di fine febbraio, la cui dinamica non è stata finora chiarita. L’omicidio ha scoperchiato le condizioni difficili in cui si muovono i giornalisti d’inchiesta locali, spesso minacciati da imprenditori legati alla politica e alla malavita. Non stanno meglio i media del servizio pubblico sottoposti negli ultimi mesi a un forte pressing da parte del nuovo management. Diversi i casi di licenziamento di giornalisti o di mobbing lavorativo. «La radio e la televisione pubblica vengono normalizzate da persone, la cui precedente carriera lavorativa li avvicina più a marketing politico che alla professione di giornalista» lamentano in una lettera di protesta 160 giornalisti slovacchi.

A Praga invece gli oligarchi locali si sono spartiti il mondo della carta stampata. Il prossimo salto dovrebbero essere le televisioni private, finora in mani estere. Infine, conflitto di interessi di tipo berlusconiano per il premier Andrej Babiš, il cui trust fund è proprietario di due quotidiani e diverse stazioni radio.