I cognomi importanti si sposano ancora bene con l’Italia. Difficilmente però, la forma, seppur deliziosa e suggestiva, ben si sposa con la sostanza. Questo è anche un po’ lo scherzetto targato Made in Italy. Fendi è un grande cognome, sinonimo di lusso certamente, ma non solo. La Fondazione Carla Fendi è nata per sostenere concretamente l’arte, la moda e la cultura del nostro paese. Carla Fendi è stata una vera e propria mecenate. Dopo aver conquistato praticamente ogni traguardo raggiungibile, si è dedicata con convinzione al sostegno della civiltà italiana in varie forme. La sua erede è la nipote Maria Teresa Venturini Fendi. “Mia zia è stata una donna molto particolare- racconta Venturini Fendi- la sua fortuna è stata avere un lavoro che amava molto e che era praticamente la sua vita. Fendi era per lei azienda e famiglia. Qui era nata, cresciuta, e aveva riversato tutte le sue energie e il suo talento contribuendo, insieme a tutte le sorelle, a trasformare un marchio familiare in un brand internazionale. È stata una figura di grande riferimento per tutta la famiglia. Donna esigente, intransigente, ma ricca di una sensibilità inaspettata ed una generosa attenzione agli altri che me l’hanno resa molto cara. Aveva una visione strategica e una determinazione assoluta. Riconosceva l’obiettivo anche in scenari diversi. E lo raggiungeva sempre, forse perché leggeva dentro le cose e le persone. Era un’instancabile lavoratrice. Autoritaria ma autorevole, tanto da essere nominata Presidente onorario ad vitam del brand quando il marchio Fendi è stato acquisito dal Gruppo LVMH”.

Come si sente a essere l’erede di una donna di tale portata?

Non mi disse mai “tu dovrai fare questo”. La fiducia che mi ha riservato è molto preziosa per me. Credo che riconoscesse, come le riconosco io, delle affinità caratteriali. Come il rispetto per le tradizioni e la curiosità verso il futuro. Oltre a una discreta capacità di analisi.

Che tipo di Presidente è Lei rispetto a Carla Fendi?

Faccio parte di un’altra generazione ed è quindi naturale

che abbia delle modalità personali e diverse. Ho preso in mano le redini da poco per cui è troppo presto per parlare di soddisfazioni o di amaro in bocca. Posso certamente affermare di essere felice degli eventi che abbiamo presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto a luglio a cui Carla era da sempre molto legata: le due installazioni del MISTERO DELL’ORIGINE che affrontano la conoscenza dell’Ignoto attraverso la spiritualità e la razionalità. Con MITI TRASFIGURAZIONI si racconta, in un percorso di opere d’arte, quanto Oriente e Occidente, incontrandosi circa due millenni di anni fa, abbiano saputo costruire intorno all’aspirazione spiritualista. LA SCIENZA è un’installazione virtuale che affronta l’origine del cosmo, e quindi l’aspetto razionale della ricerca da parte dell’uomo. Sono lieta di aver ospitato Lucy Hawking, figlia del famoso astrofisico scomparso recentemente, cui è stato dedicato un cortometraggio inedito prodotto dalla Fondazione. Credo che l’attuale apertura verso la divulgazione scientifica sarebbe stata molto gradita anche a Carla. Infatti, non a caso il Premio Carla Fendi è stato dato personaggi del mondo scientifico internazionale, come i premi Nobel Francois Englert e Peter Higgs, scopritori del bosone di Higgs, e Fabiola Gianotti direttore del CERN.

Il mecenatismo ha ancora un significato nel mondo attuale. Soprattutto, esiste?

La Fondazione è nata con lo scopo di sostenere e promuovere eventi culturali muovendosi principalmente nel campo dell’arte. Da quest’anno, per la prima volta, si è aperta alla Scienza, intesa anche come ricerca creativa, intuizione e investimento per le nuove generazioni, fin dall’infanzia. Un impegno che verrà portato avanti investendo anche sulla filantropia e sul sociale, che a me piace chiamare “ecologia dell’animo”. Ritengo che siano ambiti indispensabili in questo momento storico. La società attuale è una centrifuga che azzera in pochi istanti ogni stabilità. Il nostro obiettivo è lavorare sul lungo periodo, sostenendo progetti e collaborazioni internazionali.

Si sente una privilegiata ad agire in questo contesto?

Il Destino ha voluto che crescessi in un mondo di creatività, bellezza e senso artistico. E in una famiglia dove veniva prima di tutto il lavoro e l’impegno. Questo ambiente ha naturalmente contribuito alla mia formazione e ha nutrito la mia personalità. Penso che il ruolo dei privati sia importante. Fondazioni che operano per puro mecenatismo e senza scopo di lucro, possono dare un buon contributo al Paese attraverso un’opera di sensibilizzazione. Inoltre, possono promuovere e sostenere valori di nutrimento culturale.

Da cosa deriva la sua propensione alla scienza e alla tecnologia?

Come dice l’astrofisico Carl Sagan “Da qualche parte qualcosa di incredibile è in attesa di essere scoperto”.

I nostri corpi e le nostre menti interagiscono quotidianamente con la tecnologia e la vita è sempre più affidata a nuove ricerche e scoperte. Questo è l’inizio di un mondo nuovo che necessita di altre legislazioni e con cui l’uomo si dovrà confrontare. Sarà interessante capire anche come riuscirà a trovare la sua porzione di spiritualità.

C’è un personaggio in particolare che l’ha colpita profondaamente?

Sempre rimanendo nella Scienza penso a Stephen Hawking. Scienziato che, al di là delle sue teorie, è un mio “eroe romantico”. Non l’ho mai conosciuto personalmente ma ci siamo scambiati dei carteggi. Mi ha sempre affascinato e, ironia della sorte, sono stata invitata dalla sua famiglia a porgergli l’ultimo saluto nell’Abbazia di Westminster dove è stato sepolto tra Darwin e Newton.

Fendi è uno dei grandi nomi che rendono riconoscibile l’Italia nel mondo. Quali sono le sue considerazioni sul nostro paese attualmente?

Ritengo che abbia grandi potenzialità: radici di creatività innata, il senso del bello, una profonda umanità, capacità imprenditoriale, ricchezze culturali, un territorio di grande bellezza. Dobbiamo essere consapevoli di questo “tutto” che ci rende unici e dobbiamo investire con la massima serietà e senso etico su questo patrimonio. È necessario attuare finalità che trascendano da interessi privati ma siano proiettate a consegnare al futuro un paese migliore e soprattutto degno.

Che tipo di persona è nel suo privato e che cosa ama fare?

Non penso mai ad autodefinirmi. Quello che posso dire è che mi piace ritagliarmi e conservare una mia dimensione di pensiero contemplativo che può tradursi anche in “ozio creativo”. Probabilmente se non fossi nata Fendi penso la mia vita sarebbe stata diversa. Certamente non mi fermo a ciò che c’è nel presente. Sono alle prese con una nuova passione che sto per intraprendere ma è prematuro, ora, farne menzione.

È lecito parlare di moda con lei?

Non do una particolare importanza al mio modo di vestire. La moda è un riflesso della società e penso che rappresenti l’estetica della nostra immagine. La dialettica che riflette fragilità e potenzialità che essa rappresenta può essere affascinante.

Un’icona Fendi che ama?

Non sono particolarmente coinvolta dai “logos” della moda, La trasversalità dell’uso delle borse con la doppia F mi ha sempre incuriosita, perché sono state portate sia da donne molto sofisticate che da donne di fasce più democratiche. Non per niente le hanno copiate sin dagli anni ’80.