«Grasso non è una new entry, è personalità cui siamo legati ma è il presidente del Senato e sarebbe stato una scorrettezza tirarlo in ballo in beghe di partito». Ci pensa Massimo D’Alema, arrivando a Napoli alla festa di Mpd, a rimettere in ordine le posate a tavola. Pietro Grasso è la seconda carica dello stato, e i titoli dei giornali che parlano di un’offerta di Mdp politicamente molto impegnativa, e cioè la leadership della lista unitaria della sinistra, è un po’ una sgrammaticatura prima istituzionale, e semmai poi politica. «Abbiamo affidato a Pisapia il compito di guidare questa fase di costruzione politica di una nuova soggettività a sinistra», conclude.

Eppure la maniera in cui il presidente del senato giovedì sera si è presentato nel cortile di Santa Chiara, a piazza del Gesù, camicia e scarpe sportive versione assai poco istituzionale, ha lusingato non poco Pier Luigi Bersani, che si è seduto in prima fila ad ascoltarlo. Fra l’ex segretario Pd e l’ex magistrato c’è stima da sempre, stima da cui è nata la candidatura nelle liste Pd e poi al più alto scranno di Palazzo Madama. «Grasso non è un piano B per noi», si spiega da Napoli. «Non lo è perché aspettiamo Pisapia per la chiusura della festa, e non lo è perché, nel caso, una personalità come lui non sarebbe un piano B, sarebbe un piano A». Nessuno, si giura, sta pensando ad un’alternativa a Pisapia nel caso in cui l’ex sindaco di Milano decidesse di separare il suo percorso dalla Ditta Bersani&D’Alema.

Eppure, a giudicare dal malumore di alcuni degli uomini vicini all’ex sindaco, il messaggio comunque è arrivato. Chiaro e forte. Mdp preme per stringere i bulloni della lista unitaria, ma alle proprie condizioni. E cioè includendo nella compagnia anche la sinistra-sinistra di Nicola Fratoianni e il movimento di Montanari&Falcone, ’quelli del Brancaccio’. In caso di rottura fra Pisapia e Mdp dunque ci sarebbero alternative valide per la leadership. Non la presidente della Camera Laura Boldrini, una donna (non guasterebbe in un gruppo dirigente praticamente monogenere): è papabile, ma è troppo vicina all’ex sindaco. Sì invece al presidente del senato. Che del resto negli ultimi tempi è molto in freddo con il Pd. Lo dimostra il recente battibecco con Matteo Orfini. Naturalmente lui con i suoi smentisce qualsiasi intenzione, per ora: «Fino a quando Mattarella non scioglie le Camere non mi candido a nulla. Ma certo gli applausi di Mdp e Sinistra italiana sui temi di sinistra che difendo mi fanno piacere». Quanto al Pd, «non mi difende dagli attacchi. In Sicilia mi volevano tutti candidato, ora sono tutti freddi e lontani».
Tant’è che il ministro Andrea Orlando nel pomeriggio dalla festa di Dems, la sua corrente, a Rimini, prova a riparare: «Credo che sia difficile non ricandidare il presidente del Senato uscente. Capisco che siamo in una fase nuova dove l’innovazione campeggia, ma mi sembra assurdo».

Intanto l’ipotesi Grasso incassa un’accoglienza positiva da parte di Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e ormai stanco dei tentennamenti dell’avvocato: «È un’importante personalità di questo Paese, penso che sia davvero un uomo di sinistra. E credo anche che in quest’Italia nella quale settori della classe politica da troppi anni sono contrassegnati dai fenomeni di corruzione o peggio, una figura come la sua sia un punto di riferimento importante». Grasso è stimato anche dall’area del Brancaccio, che pure si professa intollerante nei confronti delle leadership calate dall’alto. Insomma, Grasso raccoglie consensi nella sinistra-sinistra, quella sinistra che maltollera Pisapia, ampiamente ricambiata.
L’ex sindaco tace. Campo progressista batte un clpo comunicando le date delle prossime assemblee: sabato 7 a Roma e Torino, sabato 21 a Bari e Genova. In mezzo, sabato 14 ottobre, la riunione nazionale del movimento al teatro Ambra Jovinelli di Roma. Quanto a domenica pomeriggio a Napoli, per la chiusura della festa di Mdp, a chi gli chiede di pensarci bene risponde con insolita determinazione. Ha dato la sua parola e onorerà la promessa.