Contrordine compagni, per ora non si litiga. Forse. Succede ieri al coordinamento di Liberi e uguali convocato in mattinata per discutere di come mandare avanti la lista, paralizzata dalla sconfitta del 4 marzo, imbambolata dalla paura del voto ma anche dalle ormai innegabili differenze interne. All’ordine del giorno c’è la convocazione dell’assemblea di Leu il 26 maggio. Piero Grasso la propone in apertura, Sinistra italiana tifa a favore, Mdp frena: «Per mandare in scena la corrida?», è il senso dell’obiezione.

Ma all’inizio del dibattito – stanza affollata, discussione seria, cinque ore di interventi da un quarto d’ora l’uno – il vero nodo è: se si precipita al voto che si fa? Sul tavolo c’è l’apertura di Mdp alla ri-alleanza con il Pd (l’ha fatta il coordinatore Roberto Speranza a mezzo Stampa). Gli ex pd sono per lo più d’accordo. Con sfumature diverse. C’è chi come il capogruppo alla camera Federico Fornaro nei giorni scorsi ai militanti riuniti in assemblea aveva detto un’altra cosa: «Se qualche elettore aveva ancora qualche dubbio sulla trasformazione del Pd nel partito di Renzi ora deve arrendersi alla realtà». Anche perché allearsi con il Pd senza prendere il quorum – il 4 marzo Leu ha preso poco più del 3 per cento e i sondaggi non lo danno in crescita – con il Rosatellum significherebbe regalare voti ai dem. Gratis.

Si per ora non alza barricate, ma nell’assemblea nazionale ha imboccato la strada opposta a quella che porta al Pd. Almeno finché il Pd non cambia, e con Renzi segretario-ombra il tema di un cambio del Pd non è all’ordine del giorno.Si è pronta a sostenere pubblicamente questa posizione, convinta di avere la maggioranza dei militanti dalla propria. Dello stesso avviso Possibile, che questo week end elegge il successore di Civati.

Poi ci sono le personalità: Piero Grasso spiega di non essersi espresso sul tema delle alleanze «per rispetto al nostro dibattito, che non ha sciolto questo nodo», velata polemica con la fuga in avanti di Speranza; Laura Boldrini invece è favorevole al dialogo con il Pd. Sulla discussione piomba la notizia della «trattativa» Lega-M5S per il governo. La prospettiva è preoccupante, ma si tira un sospiro di sollievo: il voto si allontana. E le divisioni. Per l’assemblea del 26 ci si riconvoca a lunedì. Ancora non si sa che dire ai militanti. Stesso problema che ha Mdp per la sua kermesse di sabato a Roma.