«È sbagliata l’equazione immigrazione-terrorismo», ha detto ieri il ministro dell’interno Marco Minniti in audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza. Ma ha detto anche che «tra un terrorista dell’Isis e un trafficante di uomini c’è lo stesso livello di vicinanza al male». Minniti è tornato a difendere il decreto che ha firmato con il ministro della giustizia Orlando sul contrasto all’immigrazione illegale. «Dobbiamo ridurre i tempi di attesa per i richiedenti asilo», ha detto, spiegando che l’abolizione del grado di appello e delle garanzie per il migrante già nel primo grado – «superamento di un grado di giudizio» lo ha definito – sono funzionali a questo obiettivo. Assieme all’«introduzione di 14 sezioni specializzate e all’assunzione di 250 unità di personale». «Vogliamo passare da anni a mesi per le decisioni», ha annunciato.

Nel frattempo però il Consiglio superiore della magistratura ha in preparazione un parere sul decreto – all’esame del senato, deve essere convertito entro metà aprile – che si annuncia critico. Perché assai critiche sono state le parole del primo presidente della Cassazione (che siede nel Csm) sul provvedimento: «Pretendere la semplificazione e razionalizzazione delle procedure non può significare soppressione delle garanzie. In alcuni casi non c’è neppure il contraddittorio come si può pensare allora al ruolo di terzietà del giudice?».

Dello stesso tenore le critiche arrivate ieri in un documento congiunto di Magistratura democratica (la corrente di sinistra delle toghe) e dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. Che innanzitutto contesta il fatto che si intervenga con decreto («difetta il necessario presupposto dell’urgenza, alcune misure si applicano addirittura trascorsi 180 giorni dal decreto») – come già peraltro il Csm aveva fatto in un parere su un’altra riforma del ministro Orlando, quella del processo civile. Ma soprattutto, si legge nel testo Asgi-Md, le scelte del governo «vanno nella direzione di un oggettivo allontanamento dal giudice del cittadini straniero». Non ci sono solo l’abolizione del grado di appello e la previsione di «sole 14 sezioni specializzate» (che «ostacoleranno sotto il profilo logistico l’accesso alla giurisdizione»), c’è in primo luogo «la limitazione del contraddittorio attraverso l’uso delle videoregistrazioni non accompagnate dalla comparizione della parte e del mediatore linguistico-culturale».
In definitiva per Magistratura democratica il decreto «rafforza il ruolo della gestione amministrativa delle procedure in cui si evidenziano delicatissimi profili di tutela delle libertà individuali e ripropone forme di diritto speciale per gli stranieri in materie che riguardano i principi fondamentali di pari dignità e uguaglianza».