Questa volta non finisce qui. La Mayday Parade milanese si è confermata una delle più grandi manifestazione del primo maggio d’Europa, ma quest’anno continua fino a domani. Si chiama “The Ned”, è una tre giorni di incontri, workshop, spettacoli, musica che ha come filo rosso l’Expo, ovvero tutto ciò che si nasconde dietro il grande evento (info www.euromayday.org/).
La parata precaria giovedì ha raccolto 50 mila manifestanti per un corteo lunghissimo che ha sfilato da Porta Ticinese fino alla stazione Centrale e oltre. Davanti a tutti il carro di san Precario con l’effigie grottesca di Renzi e il suo jobs act. Mai nessun governo era arrivato al punto di procrastinare contratti triennali senza causale con libertà di licenziamento in qualsiasi momento e con la possibilità di rinnovo fino a 15 anni e forse più. “Ormai non penso più a campare di lavoro – racconta Susanna, 35 laureata, precaria da sempre in vari settori con paghe tra 500 e 1000 euro al mese – lavorare per me è solo una delle poche entrate che ho quando ce l’ho, per il resto devo succhiare soldi alla famiglia, ai miei che sono pensionati, subaffittare una stanza della mia casa, appoggiarmi agli amici, arrangiarmi con sconti e offerte o arrabattarmi con quel poco di stato sociale che rimane”. Questa è la situazione sempre più senza via di uscita per milioni di persone. E allora anche la parata, che pure ha sempre mantenuto un’atmosfera di festa e una grande capacità creativa, sembra non riuscire più a far emergere la rabbia e il rassegnato fatalismo di queste persone.
A Milano poi manca un anno all’Expo, si partirà il primo maggio del 2015. Un’altra delusione annunciata. Non si sa neppure se i lavori finiranno in tempo. Molti cantieri, come quelli della metropolitana, sono ormai fuori tempo massimo. Una cosa però è certa, la fiera che doveva portare lavoro si baserà su impieghi super precari per non dire gratuiti, a titolo “volontario”. In compenso l’evento ha drogato per qualche tempo ancora l’abisso dell’edilizia a debito che mangia soldi di tutti per il profitto di pochi e sconvolge il territorio ricoprendolo di cemento. Un tipo di capitalismo finanziario intrecciato troppo spesso al malaffare e fondato su un sistema politico al tramonto sempre più incapace di creare lavoro vero.
Proprio questo è l’oggetto di The Ned. Alla fine della Mayday i manifestanti hanno trovato casa occupando per tre giorni una grande palazzina della Regione, in piazza Carbonari. Fra le tante iniziative si discute di mutuo soccorso, diritto alla casa, alimentazione e si continuerà fino a domani pomeriggio con la riunione plenaria dei vari gruppi. Si tratta di un grande lavoro che ha solo un difetto: Expo, ormai, si farà comunque e non si possono più ripristinare i territori deturpati. Certo anche la Milano che non ci sta deve prepararsi ad affrontare la fiera del prossimo anno e lo sta già facendo da tempo. Ma prima o poi bisognerà anche guardare avanti, pensare al dopo, quando la fiera sarà finita e la vita dei precari sarà ancora peggiore a prescindere da Expo. La Mayday ha avuto il merito indiscutibile di portare la precarietà al centro del discorso politico ed è riuscita a farsi spazio tra concertoni celebrativi e stanche liturgie sindacali. Dalla prima edizione del 2001 però è tutto un altro mondo. E’ cambiato tutto. In peggio. Adesso c’è Renzi e anche una bellissima parata come questa forse non basta più.