Pedro Sánchez ha sostituito un terzo dei suoi ministri, tra cui alcuni dei ministri con peso politico più elevato. Escono la sua vicepresidente Carmen Calvo, il potentissimo ministro delle infrastrutture José Luís Ábalos, l’emblematico ministro della scienza, l’astronauta Pedro Duque, il ministro della giustizia Juan Carlos Campo, la ministra dell’Istruzione e portavoce Isabel Celaá, la ministra degli esteri Arantxa González Laya e lo scialbo ministro della cultura José Manuel Rodríguez Uribes.

Entrano invece ministre e ministri più giovani, come l’attuale presidente del senato e magistrata Pilar Llop, che prende le redini della Giustizia, la sindaca della città di Puertollano, in Castiglia, Isabel Rodríguez, che sostituisce Miquel Iceta al ministero delle politiche territoriali, mentre quest’ultimo passa alla cultura (il cambio più sorprendente dato che era ministro solo da gennaio). L’avvocata Raquel Sánchez, sindaca della località catalana di Gavà, prende il posto di Ábalos: fra gli altri, dovrà gestire la nuova legge sul diritto alla casa e per limitare il prezzo degli affitti (pallino di Podemos, che è nel programma di governo ma che Ábalos boicottava, e la polemica ampliazione dell’aeroporto del Prat, contro cui si battono ambientalisti e anche il comune di Barcellona: Gavà è uno dei comuni che sono limitrofi all’aeroporto).

La sindaca del municipio valenziano di Gandia e ingegnera Diana Morant prende il posto di Duque e dovrà affrontare la gestione del budget più consistente per la scienza da 12 anni a questa parte. L’ambasciatore a Parigi José Manuel Albares sostituisce Laya, molto toccata dalla gestione della crisi con il Marocco di qualche settimana fa, mentre a prendere il posto di Calvo come vicepresidente sarà l’attuale vicepresidente terza Nadia Calviño, ministra dell’economia e ligia ai dettami di Bruxelles (dovrà gestire i fondi europei), mentre ai rapporti col parlamento (che gestiva sempre Calvo), entra Felix Bolaños, ex segretario alla presidenza. La delegata del governo in Aragón ed ex assessore regionale e la docente Pilar Alegría diventa ministra dell’istruzione, con l’obiettivo di far approvare la riforma disegnata da chi l’ha preceduta. I ministri di Podemos, come negli accordi, non cambiano, e come seconda vicepresidente passa Yolanda Díaz, ministra del lavoro (era terza), e terza diventa la ministra dell’ambiente, la socialista Teresa Rivera (era quarta). L’età media del governo passa da 55 a 50 anni, e il numero di donne passa da 12 a 13 (su un totale di 23), fra cui le tre vicepresidenti.

Il rimpasto di governo era atteso da settimane, ma dei ministri dati in uscita sono stati confermati solo Calvo (bruciata dalla polemica sulla legge trans e da un generale atteggiamento particolarmente ostile verso gli alleati), Laya, dopo la gestione della guerra diplomatica col Marocco, Ábalos, anche lui bruciato dalle polemiche sulla legge sulla casa con Podemos, e quello della cultura, che non aveva lasciato il segno. Rimangono invece il ministro degli interni Marlaska (la cui gestione dei migranti e della polizia è sempre polemica). Sorpresa per l’avvicendamento del popolare ministro della scienza.