L’aria che tira in un paese si scorge spesso nelle notizie di cronaca giudiziaria. Gli Stati uniti sotto la presidenza Trump vedono l’immigrazione al centro della scena politica, tra decisioni avventate del presidente e risposte dei vari giudici.

POI NELLE CITTÀ la strisciante campagna anti immigrati del presidente trova i propri esiti reali. Ieri un blitz all’alba degli agenti anti immigrazione in circa 100 supermercati della catena 7-Eleven sparsi per il paese, ha portato all’arresto di 21 persone sospettate di essere immigrate irregolarmente negli Usa. Si tratta della maggiore operazione del genere contro un datore di lavoro sotto la presidenza Trump. Gli arrestati rischiano l’espulsione, mentre ai loro datori di lavoro potrebbero essere contestate accuse penali o inflitte multe per le loro assunzioni.

L’ESITO DELL’OPERAZIONE deriva dall’allargamento da parte della polizia di un’indagine cominciata quattro anni fa in un caso contro un negozio in franchising a Long Island, New York. L’azione sembra aprire un nuovo fronte nel giro di vite del presidente contro l’immigrazione illegale, che ha già portato ad un aumento del 40 per cento degli arresti. «L’operazione di oggi è la prima di molte e l’avvisaglia di quello che capiterà ai datori di lavoro», ha commentato Derek Benner, un alto dirigente della polizia per l’immigrazione.