Il primo maggio è morto Max Berrú Carriòn, uno dei fondatori degli Inti Illimani. L’ho conosciuto nel 1975 che ero alto poco più del suo tamburo ricavato da un tronco d’albero: sapeva incantare tutti, ma con i bambini aveva una capacità particolare. Il calcio era una sua grande passione e lo portò, chitarra in spalla, a imbarcarsi per il Cile dall’Ecuador dove era nato nel 1942. Era l’anno dei Mondiali, quelli del ‘62, e Max voleva vedere giocare Pelè. Alla fine del Mundial Max resta in Cile, s’iscrive all’università e la sera canta con Jorge Coulon nella peña di Horacio Durán.

Nel 1967 gli Inti Illimani, uno dei complessi musicali che, con Violeta Parra, Victor Jara, i Quilapayun, animarono la Nueva Cancion Chilena, il movimento politico-culturale che anticipa di vent’anni la World Music. Alla fine del decennio, gli Inti Illimani sono in tourné in Bolivia, Perù e Argentina, dove Max compra il suo bombo leguero che lo accompagnerà per una vita. Nel 1970 partecipano alla campagna presidenziale di Salvador Allende e poi musicano il programma di Unidad Popular. Nasce il disco Canto al programa, un progetto diretto da Luis Advis (Canción del poder popular) e Sergio Ortega (Venceremos, El pueblo unido).

L’11 settembre del 1973, il golpe di Pinochet finanziato da Nixon e Kissinger interrompe la via cilena al socialismo. Quel giorno inizia a morire anche l’intera sinistra mondiale: il Cile sperimenta il modello neo-liberista di Milton Friedman, l’economista che teorizzava «lo shock per far diventare politicamente inevitabile ciò che è socialmente inaccettabile». Quel giorno gli Inti Illimani sono a Roma per l’ultima tappa di una tourné europea che termina quella sera con un concerto a Tiburtino III.

I primi cinque anni di esilio li passano a Genzano di Roma, dove il sindaco comunista Cesaroni mette a disposizione una palazzina. In quella fase, gli Inti registrano dischi con i canti di lotta e i pezzi che avevano «raccolto» durante i viaggi sulle Ande, come Dolencias che Berrù ricordava fin dalla sua adolescenza a Quito. Negli anni Settanta conoscono un successo planetario. Anni dopo Max mi rivelerà che quel successo aveva dato loro alla testa. In quel periodo s’innamora della Sardegna e a Santa Maria Navarrese tornerà per il resto della sua vita.

L’esilio finisce nel 1988. Gli Inti iniziano a collaborare con Amnesty International dividendo la scena con Sting, Springsteen, Tracy Chapman e Peter Gabriel. Nel 1998, dopo 30 anni e 25 dischi, Berrù lascia il gruppo. Famoso il suo aneddoto con il benzinaio che gli disse: «Scusi compagno Max, ma lei non ha chiesto il permesso al popolo per ritirarsi dagli Inti Illimani».

A Santiago Max apre un ristorante: La Mitad del Mundo, un eccellente progetto gastronomico e musicale. Berrù del resto continua a registrare dischi (Intimo, Cantando como yo canto) e a suonare con il suo nuovo gruppo: Los Insobornables, gli incorruttibili, composto anche dai figli Tocori e Cristóbal.
Negli ultimi tempi, aveva ripreso la sua attività politica nel partito comunista. Un anno fa ha scoperto di avere un cancro. In una delle ultime interviste ha dichiarato: «Sono un privilegiato perché nei miei trent’anni con gli Inti Illimani ho alimentato lo spirito di milioni di esseri umani attraverso il canto».