La frase è quella che il ministro della difesa pronunciò alla camera dei deputati nel giorno in cui il governo si impegnò a non procedere nell’acquisto degli aerei da guerra F-35, almeno fino a quando il parlamento non avrà concluso un’indagine sulle reali esigenze dell’aeronautica militare. «Per amare la pace – disse Mario Mauro – bisogna armare la pace. F-35 risponde a questa esigenza». Una frase perfetta per uno spot, devono aver pensato alla Lockheed Martin, l’azienda americana che deve vendere i suoi sistemi d’arma in tutto il mondo. E così Mauro è finito tra i testimonial, le sue parole ad accompagnarne il volto in un video mostrato a New York ai giornalisti, ne ha dato notizia ieri il corrispondente della Repubblica.

Proprio ieri, in California, un prototipo di F-35 ha sparato il suo primo missile e distrutto il suo primo carro in un test che gli sviluppatori consideravano decisivo per valutare le capacità offensive del caccia. Era dunque un giorno da celebrare alla Lockheed, quando è arrivata l’eco delle proteste italiane per la performance involontaria di Mauro. Al ministero spiegano di aver appreso la notizia da Repubblica. Non conoscevano il video, di cui hanno potuto visionare solo uno spezzone. Mauro è in buona compagnia, anche i ministri della difesa di altri paesi che hanno aderito al programma F-35 Joint Strike Fighter appaiono nel video americano, come Moshe Ya’alon, il falco della destra israeliana già capo di stato maggiore. Mauro invece è una «colomba» anti litteram, anticipatore della linea soft nel Pdl che oggi è di Alfano (il ministro è invece fuori dal perimetro berlusconiano da tempo, in Scelta Civica con Casini).

Mauro ci ha messo un po’ a reagire alla notizia, nel frattempo sono cresciute le polemiche e hanno raggiunto anche l’area di maggioranza. Ha cominciato Sel, criticando con la capogruppo al senato Loredana De Petris il «ruolo da lobbista più che da uomo delle istituzioni» del ministro. Ma ha proseguito il Pd. «Episodio molto grave» ha detto il capogruppo in commissione difesa alla camera Gianpiero Scanu, autore a giugno della mediazione con il governo intorno alla mozione sugli F-35. Anche perché «il parlamento – ha ricordato Scanu – ha impegnato il governo a non procedere all’acquisto dei caccia, stiamo conducendo un’indagine conoscitiva che potrà stabilire quali siano davvero le esigenze dei sistemi d’arma del nostro paese». Fu però proprio l’atteggiamento filo F-35 di Mauro a provocare quella mozione. Infatti il ministro ha ereditato la scelta del suo predecessore, l’ammiraglio Di Paola, di tagliare leggermente il numero di caccia da acquistare, non più 131 ma 90. Si trattava però di una auto-limitazione degli stati maggiori, all’interno di una precedente autorizzazione del parlamento, fatta per venire incontro al clima di spending review. Ogni caccia costa più di cento milioni di euro, insostenibile mentre il governo taglia tutto il resto. Mauro però aveva esordito rivendicando la possibilità della Difesa di eseguire per intero il programma, e per questo era stato di certo apprezzato dalla Lockheed, che ha un presente pieno di difficoltà per l’F-35 incappato in diversi inconvenienti tecnici e disdette, oltre che un passato di relazioni pericolose con i governi a cominciare da quello italiano negli anni Settanta.

Nel pomeriggio la portavoce del ministro Mauro ha fatto uscire una nota che si poteva leggere come l’intenzione di fare causa al colosso americano: «Chiunque utilizzi in modo improprio, diffamatorio o superficiale l’immagine o le dichiarazioni del ministro della difesa ne risponderà nelle sedi legali deputate». Ma alla minaccia non sarà dato seguito. Anche perché Lockheed ha deciso di spiegarsi con un comunicato: «Ci rammarichiamo per qualsiasi fraintendimento che questo episodio può aver causato, il ministro non era stato messo al corrente che una delle sue frasi sarebbe stata citata durante una presentazione, si trattava semplicemente di una delle molte dichiarazioni pubbliche documentate rilasciate dai ministri della Difesa di tutto il mondo». Mauro, dunque, a giudizio dell’azienda che deve vendere gli F-35, è un perfetto testimonial del caccia americano. Ma lui non lo sapeva né ne era informato. Consolante.