La ministra dell’istruzione Lucia Azzolina promette che farà di tutto perché almeno l’orale dell’esame di maturità si svolga «in presenza», «come anche tanti ragazzi ci stanno chiedendo». Lo ha detto ieri alla camera rispondendo al question time, senza però poter riferire a Italia viva, che lo chiedeva, se e quando sarà possibile rientrare a scuola. In realtà ormai, senza comunicazioni formali ma per successive dichiarazioni, la ministra ha fatto sapere che l’anno scolastico «si concluderà con la didattica a distanza».

In classe non si torna in classe, il rischio del contagio è ancora troppo alto. Per una risposta ufficiale milioni di persone (8 milioni di studenti, un milione e 200mila docenti) restano appesi a una prossima conferenza stampa del premier Conte, venerdì o sabato. In milioni di famiglie presto i genitori torneranno al lavoro, e per accudire i propri figli in giornata dovranno arrangiarsi, specie quelli più piccoli. Il problema riguarderà una quota monumentale di cittadini, ma il governo sembra prenderlo sottogamba.

Quanto alla maturità, anche il termine del 18 maggio per formalizzare il cambio dell’esame di stato, scritto nero su bianco nel decreto 1774, di fatto non c’è più. Ieri il testo ha iniziato l’iter in commissione settima al senato. Dovrà essere convertito in legge entro metà giugno. In videocollegamento, davanti allo schermo dei membri dell’ufficio di presidenza, sono apparsi i sindacati e i rappresentanti degli studenti. Cinque minuti a testa. La preoccupazione per la ripresa è generale. Il prossimo anno scolastico sarà speciale come e più di quello che si chiude. Serve organizzare il recupero di una parte dei ragazzi.

Il successo della didattica a distanza, nonostante la buona volontà del corpo docente, vive solo nelle interviste della ministra. E’ buio pesto su come si potrà rispettare il distanziamento anti-contagio:l’Anief ha fatto i conti e concluso che «non potremmo avere più di 16 alunni per classe». La task force di 18 esperti che martedì si è insediata al ministero dovrà procedere a tappe forzate per risolvere questo e altri problemi. L’Unione degli studenti chiede che per la maturità venga subito confermata la data del 22 giugno: almeno un punto fisso nel mare delle incertezze.

Ma i toni più severi arrivano dai sindacati dei prof. Sulla didattica a distanza, una necessità «che però non è scuola» (Gianguidotti, Gilda). Ma soprattutto sui concorsi banditi dal ministero, sulla base di quali certezze non è dato sapere visto che il confronto fra le parti dai sindacati è definito «scarso» se non assente. Per Grazia Maria Pastorino, Flc-Cgil, «servono invece procedure semplificate» e reclutamenti per titoli.

«I concorsi sono impossibili» anche per Maddalena Gissi, Cisl-Scuola, che segnala vizi procedurali e rischio di ricorsi. Anche dalla maggioranza si levano voci preoccupate. «In un momento così difficile la scuola ha bisogno di certezze», spiega Francesco Verducci (Pd),«Servono organici al completo dal primo settembre. Per questo è fondamentale attivare procedure di reclutamento e stabilizzazione dei docenti precari che tengano conto dell’emergenza in atto. E rinnovare le graduatorie di terza fascia con modalità informatica. E stabilizzare gli insegnanti di sostegno». Per oggi la Flc-Cgil annuncia la presentazione delle proprie proposte. Anche di mobilitazione.