Orfini, fuori due. Renzi provoca le seconde dimissioni nell’opposizione interna.

Quella di ieri non è stata una bella pagina del Pd e non ha fatto bene al Pd. Renzi ha sbagliato a rispondere a un’osservazione politica con un attacco personale, anche perché le obiezioni di Cuperlo erano a nome di tutta la minoranza, dove ci sono tante persone come me che le primarie le hanno fatte. Quindi Renzi ha offeso un compagno di partito e ha eluso una risposta.

Renzi sarà anche ruvido, ma ha solo detto che ci sono parlamentari eletti dal listino. Un fatto.

Ma Cuperlo non parlava a titolo personale.

Non potevate replicare che anche molti parlamentari vicini a Renzi sono stati eletti dal listino?

Non c’è dubbio che è così, ma eviterei di usare l’argomento. Ma non è questo il punto. Renzi ha il merito, il successo di aver sbloccato una situazione impaludata come quella sulla legge elettorale, costruendo un accordo che speriamo regga e che coinvolge la maggioranza e almeno un pezzo delle opposizioni. Nel merito, io su quell’accordo ho delle perplessità. Il premio di maggioranza è uno dei principali guai del paese, da qui sono partoriti tutti quelli che poi appena eletti sono scesi dal taxi e hanno reso ingovernabile il paese. Una correzione maggioritaria si può ottenere con soglie di sbarramento alte o con i collegi uninominali. E poi, più che cercare un metodo per governare con la maggioranza essendo minoranza, ci dovremmo concentrare su come recuperare i voti che stiamo perdendo.

Vuol dire che non voterà la legge?

Ho queste perplessità ma, lo dico a quelli della minoranza, nella mia cultura politica se l’organismo supremo di un partito decide, quella è la posizione anche dei parlamentari. Un conto è lavorare per cambiare alcuni aspetti di questa legge, nel quadro dell’accordo definito dal segretario. Fare emendamenti di corrente è contro la mia idea di partito, anzi contro l’idea stessa di partito. Chi ha in mente questo predetermina la condizione di una rottura del Pd: sbagliato e grave.

Invoca la disciplina di partito a favore di Renzi?

Invoco un’idea di partito. Se vale tutto non è un partito, è un casino.

Nella minoranza però c’è chi non la pensa così. Vi dividerete?

Su tante questioni le differenze sono trasversali a maggioranza e opposizione. Dobbiamo ragionare su come stare in questa fase. E allora Renzi si prenda cura della comunità del partito, e ‘cambi verso’ ad alcuni comportamenti che danneggiano il Pd. Ma noi dobbiamo stare in questo processo con le nostre idee, incalzando Renzi e non chiudendoci in una ridotta minoritaria.

Chi si chiude in una ridotta minoritaria?

Alcune posizioni a questo portano. Di fronte a un’iniziativa del Pd che pure io non condividevo, che senso ha resuscitare l’antiberlusconismo militante girotondino? Gli italiani ci chiedono di portare il paese fuori dalla crisi. Tanti invece sono più ossessionati da quello che succede nel nostro 18 per cento piuttosto che da come il Pd incide sulla realtà. Tema che così lasceremmo a Renzi.

Lei era contrario alle dimissioni di Fassina. E a quelle di Cuperlo?

Se fossi stato al suo posto mi sarei dimesso, ma dal posto mio gli ho chiesto di non farlo.

La minoranza del Pd ha un problema di guida politica?

Non mi interessa, se c’è non lo poniamo noi. E nel paese non interessa a nessuno. Mi interessa come i nostri contenuti possano entrare nel programma di governo.

L’Italicum asfalta gli alleati del centrosinistra. Volete prendervi i voti degli altri?

I processi politici seri vanno avanti o si fermano a prescindere dai vincoli elettorali. Capisco la difficoltà di ragionare di centrosinistra in una fase in cui con i nostri possibili alleati danno un’altra valutazione sul governo. Ma facciamo un ragionamento politico e capiamo se ci sono le condizioni per un centrosinistra più forte o se fare del Pd il luogo in cui culture diverse si ritrovano.

Alle europee Sel è tentata di sostenere il greco Tsipras, non Schulz.

In un processo di europeizzazione del sistema politico italiano, in cui il Pd e Sel si riconoscono nel Pse, deve portare i compagni di Sel a riflettere sui limiti della costante seduzione per ogni forma di movimento, o sull’ecletticità di un posizionamento che li ha portati spesso a interloquire più con qualche salotto radicale che con la parte del paese che soffriva. Ma è un limite che ha avuto anche il Pd. Per questo dico riflettiamoci insieme.

Ma Schulz in Germania sostiene le larghe intese. Difficile che Sel possa apprezzare.

Sono stato fra quelli che hanno provato a evitare le larghe intese. Ma oggi quando giri l’Italia verifichi che il più contrario alle larghe intese è un pezzo dell’elettorato del centrosinistra, le élite intellettuali. Importanti, certo. Ma nelle fabbriche gli operai in cassaintegrazione ti chiedono di far fare bene al governo, non di farlo cadere.

E’ per questo che la sinistra Pd sembra più governista di Renzi?

Non è così. Non ho mai fatto mancare le critiche al governo. E condivido la richiesta di Renzi di un salto di qualità. Quello che non si può fare è essere il principale partito di opposizione essendo il principale partito della maggioranza. Dobbiamo mettere tutto il peso del Pd per far funzionare il governo. Poi, se non ci si riesce, non si deve andare avanti a ogni costo. Ma è curioso: in questi mesi molti di quelli che oggi rivendicano l’autonomia dei gruppi parlamentari nel rapporto con il partito, sono gli stessi che fin qui hanno fatto in modo che l’unico ruolo dei parlamentari Pd fosse dire sì alle mediazioni del governo.