Un sindaco di Firenze, che sia buono o non lo sia, può acquistare una facile fama. Firenze è «una delle capitali del mondo», ha detto Matteo Renzi e, fin dal giugno del 2009 («sono il sindaco di una città famosa in tutto il mondo per le sue opere d’arte»), si ingegnò a moltiplicare occasioni a che, vicino al nome di Firenze, fosse posto anche il suo.

O accanto a quello di Michelangelo o di Leonardo, quando annunciò il proposito di completare la facciata di San Lorenzo e di recuperare alla luce «La battaglia di Anghiari» in Palazzo Vecchio. Propositi dissennati e lasciati entrambi cadere, ma mosse pubblicitarie perfette: i nomi di Michelangelo, Leonardo e Firenze in giro per il mondo insieme a quello di Renzi Matteo.

Appurato che «c’è una dimensione estetica della bellezza che si afferma in tutta la sua forza a Firenze», nel 2012 firma «Stil novo. La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter», libro che va preso in seria considerazione.

In queste pagine dove circola un’aria da gita scolastica («diciamoci la verità, a Firenze ci sono cose meravigliose che spaccano il pensiero»), nove fiorentini famosi – da Farinata e Brunelleschi, a Savonarola, Vespucci e Pinocchio – sono testimonial di altrettanti spot dedicati a «la politica di oggi» o a «la crisi dei mercati» o a «lo stato sociale» o a «la fuga dei cervelli».

Testimonial, spot. Sì, «Stil novo» è per concezione, impianto e linguaggio vicino a un depliant, a un fumetto, a una réclame.

Il manufatto libro è un formato commerciale, è confezione pronta alla distribuzione. I nove capitoli sono altrettanti spazi d’una articolata e sapiente campagna acquisti impostata su una recitazione cordialona, fornita d’una scenografia tanto posticcia quanto rassicurante, basata su un copione non impegnativo, comprensibile e alla portata di tutti nella loquela d’un intrattenitore, che ti calza a misura nel soprappensiero televisivo. Senti le più mani che sono state messe al lavoro per dare identità riconoscibile al marchio Renzi.

Così i nove commercial sono aperti e chiusi da due slogan: «Non esiste bellezza senza scopo» e «Tocca a noi fare meglio».

«Stil novo» va preso in seria considerazione perché ha l’andamento di certe cicalate che infilano una via l’altra spiritosaggini da scuola media girando intorno ai luoghi comuni più insipidi e vieti. Va preso in seria considerazione perché, senza arrossire, sforna lepidezze e fasulle intelligenze per suscitare quel sorriso melenso che un compiaciuto simpaticone sicuro di sé infallibilmente ottiene con battutine e giochi di parole. In ogni bocciofila, prima di cena. O davanti a una squadriglia di lupetti che, dopo il pranzo al sacco, fan cerchio su un prato. E ad ogni ora del giorno, la televisione accesa. “Stil novo” va preso in seria considerazione per come parla di Dante.

Renzi convoca il concittadino sul tema «il linguaggio della sinistra» perché, ci dice, «io sono convinto che Dante era di sinistra, anche se non lo sapeva».

E, aggiunge, «perché Dante usa il volgare, una straordinaria operazione che rende la cultura accessibile a tutti». Così, anche se, riflette, «Dante appartiene a quei personaggi rovinati dalla scuola» e «spesso ce lo presentano in modo monotono», Renzi si è convinto che «invece Dante era un ganzo». «Ganzo»: persona abile, furba, scaltra. Fulminante il sillogismo di Renzi: «Firenze ha fatto Dante, e Dante ha fatto l’Italia».

«Stil novo» va preso in seria considerazione perché, se nel 2012 Renzi scriveva «non so quando la sfida lanciata da Firenze, per Firenze e con Firenze diventerà la sfida per tutta l’Italia», noi, nel 2016, lo sappiamo.