Il primo cognome a essere letto da Laura Boldrini all’inizio dello spoglio è il suo: «Imposimato». Così, secco, senza nome. Nome che in seguito verrà scandito dalla presidente della Camera per intero o solo con l’iniziale F. per altre 119 volte tanto che alla fine Ferdinando Imposimato, candidato al Colle del M5S, risulterà essere il più votato. Anche se, per la verità, all’appello mancano 9 dei 129 voti a disposizione dei grillini: 5 sarebbero assenti giustificati, quattro per malattia e una per maternità. I rimanenti 4 bisogna capire se rappresentano l’ennesimo segnale del malessere che divide il movimento di Grillo. Comunque sia a sera Luigi Di Maio ha buon gioco a cantare vittoria: «A Imposimato va il nostro grazie: lo abbiamo sentito al telefono, ci ha detto che è molto contento della nostra scelta e che è a disposizione». E Imposimato sarà il nome che – salvo sorprese – i grillini continueranno a indicare ancora per altre due votazioni, in attesa di decidere cosa fare alla quarta: se confluire o no anche loro sul nome di Sergio Mattarella, come ieri sera li ha invitati a fare l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani.
L’indicazione di Ferdindnando Imposimato come candidato 5 Stelle per il Quirinale è arrivata dal sondaggio che si è svolto ieri mattina sul blog di Grillo tra gli attivisti. Su un totale di 51.677 votanti, per l’ex magistrato si sono espressi in 16.653, pari al 32% dei voti. Al secondo posto Romano Prodi con 10.288 preferenze (20%), al terzo il pm siciliano Nino Di Matteo (6.693 voti pari al 13%) e al quarto proprio Bersani (5.787 voti). Due nomi, quelli di Prodi e Bersani, messi lì per creare difficoltà al Pd ma sorprendentemente premiati dalla rete, anche se adesso appaiono entrambi fuori dalla corsa per il Colle. Tanto che ieri sera proprio Bersani, approfittando anche del gradimento registrato tra i grillini dopo mesi di insulti, ha lanciato un ponte al M5S. «Sarei un ipocrita se dicessi che non mi ha fatto piacere essere candidato alle quirinarie, chissà forse c’è un elemento, minimo, di riconoscimento», ha detto l’ex segretario. Che poi però ha aggiunto: «Se gli esponenti cinque stelle sono convinti che sono una persona per bene e seria, si fidino di me: Mattarella va bene. E’ un democratico, una figura di alto profilo, con una storia solida».
Una scelta che però per adesso i grillini non vogliono fare. Tra senatori e deputati ieri sera prevaleva ancora l’idea di prendere tempo, vedere cosa succede e nel caso tornare a sentire la rete. Ma anche di capire cosa ne pensano Grillo e Casaleggio del candidato indicato da Renzi. Fino a tarda ora da Milano e Genova non è arrivata nessuna indicazione, segno che per ora anche tra i capi prevale la prudenza. Anche Di Maio preferisce per il momento non chiudere nessuna porta. «Mattarella supererà la prova? Non lo so, noi non facciamo previsioni, ma questi partiti vanno messi alla prova», dice. «Per quanto mi riguarda dico solo che per ora portiamo avanti il nostro nome, fermo restando che qualsiasi cambiamento lo decideremo chiedendo ai cittadini il loro parere».
A rendere difficile la decisione ci sarebbero troppi elementi di incertezza: al contrario di quanto avvenuto per gli altri nomi fatti finora, un giudizio chiaro su Sergio Mattarella il movimento non lo ha ancora espresso. E, cosa non secondaria, al M5S non dispiacerebbe risultare determinante nell’elezione del nuovo presidente della repubblica. La spaccatura tra Renzi e Berlusconi e la possibile fine del patto del Nareno in casa grillina vengono lette più come un gioco delle parti che come una realtà: «E’ tutto un bluff», tagliano corto i pentastellati, anche se poi il dubbio che forse stavolta il tavolo sia saltato davvero c’è. «Io non esprimo un giudizio su Mattarella, ma sul gioco che Renzi ha fatto, ed è un gioco sporco», dice ad esempio il capogruppo al Senato Andrea Cioffi. «Se Renzi ci avesse fatto il suo nome una settimana fa, noi l’avremmo sottoposto alla rete». Il solito, tono duro, che però contrariamente alle altre volte sembra lasciare qualche possibilità. In fondo, come ammette Andrea Colletti, deputato fedele a Grillo, quello dell’ex ministro è un nome «migliore di altri emersi in questi giorni, pensiamo a Amato o Finocchiaro. Mattarella mi sembra più competente, anche se poi non so quanto abbia la schiena dritta». Stasera, al termine della terza votazione, senatori e deputati si riuniranno in assemblea proprio per decidere il da farsi.