Era o no dovere di Mattarella sollecitare per lettera il governo a un «confronto e un dialogo costruttivo» con la Ue? E già nel corso dei lavori parlamentari sulla legge di bilancio, cui contestualmente il presidente dà il semaforo verde? Cita gli artt. 81, 97 e 117 della Costituzione, equilibrio di bilancio (i primi due articoli), e vincoli comunitari (il terzo).

È un invito, nemmeno troppo velato, a modifiche che tengano conto delle richieste Ue. Con l’obiettivo – che si assume comune con il governo – «di una legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l’Italia al riparo dall’instabilità finanziaria». Nella risposta, il governo condivide l’obiettivo della stabilità dei conti pubblici, ma con una aggiunta quanto mai significativa: «Rilanciare la crescita e l’occupazione», con una particolare attenzione agli investimenti pubblici e privati, e «al contrasto della povertà e delle disuguaglianze».

Poche parole, che però delineano due indirizzi politici alternativi: austerità e continuità con il recente passato (Mattarella); rottura e orientamento alla crescita (il governo). In sostanza, un parere già manifestato dal Colle, fin dai giorni del gran rifiuto a Savona e del tentativo di incarico a Cottarelli. Anche allora, a ben ricordare, fu richiamato il risparmio degli italiani. Ma il presidente non dovrebbe tenersi lontano dall’indirizzo politico?

Certo è così nell’esercizio dei poteri formali. Ad esempio, non potrebbe sbarrare la via a un governo perché non gli piace la maggioranza che lo sosterrà. Ma nelle esternazioni la questione è in termini più elastici. E infatti Mattarella ha già parlato più volte suggerendo cautela e prudenza. Certo l’avrà fatto anche nei rapporti informali e riservati con le altre istituzioni. E allora perché una lettera, che si dice avrebbe dovuto rimanere riservata, e che invece – forse per l’impossibilità di occultarla a lungo – è stata resa pubblica?

È stata ricordata come precedente la lettera che Napolitano inviò nel 2009 all’atto della promulgazione della legge che introduceva il reato di clandestinità e le cosiddette ronde, per sottolineare corposi dubbi di incostituzionalità, di cui chiedeva si tenesse conto nell’applicazione. Ma almeno una differenza è chiara.

Quella lettera veniva a legge approvata, per spiegare la promulgazione nonostante i dubbi sostanziali sulla conformità a Costituzione. Qui si avvia un Ddl governativo che il presidente non intende bloccare negando la firma, ma le cui modifiche vorrebbe fossero orientate in un senso preciso e diverso dall’indirizzo di governo. La lettera è un tertium genus tra la mera esternazione e l’esercizio di poteri formali. Una specie di esternazione rafforzata e personalizzata, volta ad attivare un circuito di responsabilità politica in capo al soggetto cui è indirizzata. Che domani potrà essere chiamato a rispondere anche per non aver accolto l’invito del capo dello stato.

Non pensiamo che questa via sia di per sé preclusa al presidente. Ma andrebbe percorsa con prudente saggezza. Ci preoccupa l’esclusivo richiamo ad alcuni articoli della carta fondamentale. Il tessuto costituzionale è complesso, in larga misura interconnesso e inscindibile. Possiamo parlare del risparmio come bene costituzionalmente protetto, e omettere ogni menzione di povertà ed eguaglianza? La prima parte della Costituzione soffre di una mancata attuazione che segna l’essenza stessa della democrazia.

E che dire della tempesta che si avvicina per la maggiore autonomia richiesta da alcune regioni del Nord, che procede in silenzio sottotraccia? L’ho segnalata da tempo su queste pagine. Da ultimo la stampa nazionale ha pubblicato firme autorevoli che criticano, ad esempio, l’ipotesi di regionalizzare la scuola pubblica. Su questo giornale e su change org sono comparsi appelli contro la secessione strisciante, o dei ricchi. Possiamo sperare che il rappresentante ufficiale dell’unità nazionale faccia al momento opportuno sentire la sua voce?

Caro presidente, ci piace che parli e ci piace ascoltarla. Ma, per favore, parli anche di altro oltre che di risparmio.