Tornano ai loro uffici di provenienza i consiglieri del Csm Antonio Lepre e Corrado Cartoni, i cui nomi sono finiti nell’inchiesta di Perugia sul pm Luca Palamara. Il plenum, convocato ieri in via straordinaria, ha deliberato la riassegnazione di Lepre alla procura di Paola. Cartoni torna al tribunale civile di Roma, al suo posto alla sezione disciplinare è stata designata la togata di Magistratura indipendente Paola Braggion.

La situazione è talmente allarmante che venerdì sarà il presidente Sergio Mattarella a presiedere un plenum straordinario per sostituire i due togati dimissionari Cartoni e Gianluigi Morlini. Dei cinque magistrati del Csm finiti nelle intercettazioni, quattro hanno dato le dimissioni: ai due ricollocati ieri si aggiungono lo stesso Morlini e Luigi Spina, che è anche indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto. Paolo Criscuoli resta invece autosospeso.

Per i togati, Palamara incluso, è stata disposta l’azione disciplinare dal procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio. Il pg pure è finito nelle intercettazioni, in particolare nella seconda tranche depositata a Perugia dal Gico della Guardia di finanza, per una conversazione del 27 maggio con Palamara. La slavina che ha investito il Csm potrebbe non essere finita e nuovi nomi potrebbero sbucare nelle trascrizioni.

Screditare Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo, determinare i vertici della procura di Roma e quella di Perugia: sono le ossessioni del gruppo di politici (i parlamentati Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri) e magistrati che ruota intorno al pm capitolino Palamara, accusato nell’inchiesta aperta a Perugia di corruzione. Il successore di Pignatone su cui puntano è Marcello Viola. Una volta sistemata la casella, lo step successivo di Palamara è conquistarsi il posto di aggiunto in accordo con Lotti, per il quale a Roma è stato chiesto il rinvio a giudizio per il caso Consip. Per chiudere il cerchio è necessario bloccare l’inchiesta umbra contro lo stesso Palamara. Le carte a Perugia le ha inoltrate Ielo, che indagava sul lobbista Fabrizio Centofanti.

È necessario muoversi su due fronti. Nelle intercettazioni pubblicate da L’Espresso, è lo stesso Palamara che commenta: «Però loro possono dire che io sono la P5… che sono quello che fa le nomine!». Nell’incontro notturno tra l’8 e il 9 maggio nell’hotel dove di solito si ferma Ferri, ragionano di come danneggiare Ielo. Il pm romano Stefano Fava ha presentato un esposto a Perugia contro l’aggiunto e Pignatone: i rispettivi fratelli hanno avuto incarichi dagli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, indagati a Roma.

Sebastiano Ardita, membro della Prima commissione del Csm (dove è finito l’esposto) è della corrente di Piercamillo Davigo Autonomia & Indipendenza ma è stato per anni in Mi, come Ferri e parte dei pm del gruppo. Spina nelle intercettazioni commenta: «C’è coso che vuole spingere… Sebastiano… digli di stare calmo..». Ferri: «Ma voleva convocare Ielo?». Spina: «No, voleva convocare Fava». Cartoni: «Calma, calma…». Spina: «Calma… più sta quella pratica meglio è». Ferri: «Però Ardita lo inizio a rivalutare. È tosto… e nostro alleato è diventato… io l’ho capito Ardita… lui vuole rientrare e prendere in mano Magistratura indipendente politicamente… come segreteria, perché lui il cuore ce lo ha lì, dai». Spina: «È più a destra di tutti Ardita… per lui o è bianco o è nero». L’idea è di provare a utilizzare l’intransigenza di Ardita contro Ielo a patto, però, che la pratica non vada troppo spedita, in modo che la posizione dell’aggiunto resti difficile.

L’altro step è trovare l’erede a capo della procura di Perugia, dopo il pensionamento di Luigi De Ficchy. Nell’intercettazione del 7 maggio Palamara ne parla con Cesare Sirignano, pm napoletano in forza alla Dna. Sirignano sponsorizza la candidatura di Giuseppe Borrelli. Palamara non è convinto: «Questo ce l’ha le palle per farlo?». Dovrebbe cioè indagare Ielo. E Sirignano: «Ho parlato con Peppe e gli ho detto: “Guarda che se vai tu a Perugia, è perché sei affidabile. E capiscimi cosa vuol dire questa parola”. E lui ha detto “no, no, ho capito”». Borrelli ha depositato a Perugia documenti che smentirebbero le affermazioni di Sirignano.