I nuovi voucher non convincono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato si è fatto evidentemente carico delle preoccupazioni dei sindacati e dei diversi settori del mondo del lavoro sulla normativa relativa contenuta nella manovra correttiva varata lo scorso 24 aprile e ha chiesto al governo di chiarire su questo tema: in particolare il Quirinale vuole essere certo che i nuovi strumenti non diano spazio ad abusi.

Il Colle – si è appreso ieri – interviene dopo aver recepito le perplessità e i timori delle parti sociali chiedendo spiegazioni dettagliate all’esecutivo. E la risposta di Palazzo Chigi non si è fatta attendere: è arrivata con una nota in cui si fanno alcune precisazioni sostanziali. «In occasione della promulgazione del decreto-legge 24 aprile 2017 – si legge nel comunicato che rende conto della risposta resa a Mattarella – l’ufficio stampa informa che nei giorni scorsi Palazzo Chigi ha provveduto a far pervenire al Quirinale un appunto sulla nuova disciplina che regola il lavoro occasionale, anche in relazione agli ordini del giorno approvati in materia dalla Camera dei Deputati».

«Nell’appunto – spiega ancora la nota diffusa dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi – si illustrano le misure che saranno adottate per garantire la piena ed effettività tracciabilità dei rapporti di lavoro al fine di prevenire possibili abusi. In particolare l’Inps emanerà entro il 30 giugno una circolare per illustrare le nuove procedure e varerà il 10 luglio la piattaforma telematica che non consentirà, a questo riguardo, l’insorgenza di abusi o di rapporti lavorativi irregolari».

I voucher (nella loro vecchia versione) sono stati al centro di una lunga battaglia, che avrebbe dovuto culminare in un referendum fissato il 28 maggio scorso. Il referendum era stato chiesto dalla Cgil per abrogare questa particolare forma di rapporto di lavoro, diventata il simbolo della precarietà: nel 2016 erano stati staccati circa 134 milioni di buoni, e venivano utilizzati non soltanto per piccoli lavori nell’ambito familiare (come era nella ratio originaria e prima delle diverse modifiche legislative) ma da grossi gruppi e multinazionali per rimpiazzare il lavoro contrattualizzato.

Il governo aveva così deciso di lavorare per evitare il referendum (perché «divisivo», la definizione del premier Paolo Gentiloni) e li aveva abrogati per decreto. Era dunque seguito l’annullamento della consultazione popolare, fissata appunto lo scorso 28 maggio (gli italiani erano chiamati a pronunciarsi anche per la reintroduzione della responsabilità solidale negli appalti: quesito che aveva ugualmente ricevuto risposta per decreto).

Poi, qualche settimana fa, il colpo di mano: il governo – e in particolare la maggioranza sostenuta da Pd e Ap – hanno deciso di reintrodurre i voucher (sotto una nuova formula) nella «manovrina» di aggiustamento dei conti, ponendo la questione di fiducia (approvazione definitiva in Senato il 15 giugno). Il tema aveva creato nuove tensioni tra Mdp e Pd: Mdp aveva scelto di non votare la fiducia, uscendo dall’aula.

La sinistra si era data appuntamento poi il 17 giugno in piazza San Giovanni, con la Cgil: il sindacato guidato da Susanna Camusso ha denunciato il «furto» di democrazia agito a danno dei cittadini, con la reintroduzione di uno strumento che era stato evidentemente cancellato solo per evitare il confronto con le urne.