Il nuovo decreto terremoto c’è, ma va bene solo in parte. Il presidente Sergio Mattarella ha firmato la legge di conversione sulle «ulteriori misure urgenti» per le popolazioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, ma allo stesso tempo ha anche inviato una lettera al premier Giuseppe Conte per invitarlo a valutare «un intervento normativo idoneo a ricondurre a maggiore efficacia, in tempi necessariamente brevi, la disciplina in questione».

SIGNIFICA CHE ALCUNE COSE sono da rivedere alla svelta perché non conformi alle leggi, e più che la questione tecnica, non può sfuggire la stilettata da antico democristiano del costituzionalista Mattarella al giovane collega professore Giuseppe Conte: la letterina, infatti, appare come una specie di lezione di diritto e dice molto sull’opinione non proprio entusiasta che il Quirinale ha dell’attuale esecutivo.

Nello specifico, il presidente se la prende sulla parte in cui si autorizza la costruzione di abitazioni provvisorie senza passare per la comunicazione di avvio dei lavori, con tanto di sospensione delle sanzioni penali. Norma che, tra l’altro, ha valore retroattivo e va a sanare anche tutto quello che è stato costruito tra il 24 agosto del 2016 (data della prima scossa) e la data di entrata in vigore del decreto.

IL PROBLEMA, PER MATTARELLA, è che «si stabilisce un’inedita sospensione della punibilità, mentre nulla si prevede in riferimento ad altre fattispecie (in materia di edilizia, urbanistica e tutela delle aree protette) che sovente ricorrono nelle ipotesi di realizzazione di opere in assenza delle prescritte autorizzazioni in zone soggette a vincoli».

In sostanza, si tratterebbe di una specie di «liberi tutti» sulla costruzione nei parchi nazionali, aspetto evidenziato più volte anche su queste pagine: dalla vicenda della 96enne Peppina Fattori che si era costruita una casetta a Fiastra fino al centro commerciale di Castelluccio – con tutte le ovvie differenze del caso -, la prospettiva è quella di far colare tonnellate di cemento sull’Appennino senza alcuna certezza sul fatto che la situazione prima o poi tornerà ad essere quella precedente rispetto al terremoto.

NEL DECRETO LA SITUAZIONE verrebbe risolta con l’obbligo di demolire le nuove costruzioni entro novanta giorni dalla certificazione di agibilità della propria casa distrutta o danneggiata dal sisma.

«Tale evento, tuttavia, potrebbe non verificarsi mai – risponde Mattarella -, come ad esempio nel caso di assegnazione di una diversa soluzione abitativa rispetto a quella originaria, determinando, di fatto, la protrazione della inapplicabilità sine die e il conseguente utilizzo perpetuo dell’immobile abusivo».
Moltissimi otterrebbero così una seconda abitazione, provvisoria solo in teoria, perché in pratica le condizioni per cui la demolizione diverrebbe obbligatoria potrebbero non esserci mai.

Il presidente della Repubblica, in conclusione, smonta anche la parte della legge in cui si dichiarano inefficaci i sequestri preventivi: «La disposizione risulta asistematica e lesiva della intangibilità ex lege dei provvedimenti giudiziari, sottraendo alla magistratura la esclusiva competenza a valutare i presupposti per il permanere delle misure di sequestro».

E QUESTO È DAVVERO un errore da matita blu: nessun governo può sostituirsi ai tribunali per quello che riguarda il rispetto della legge.

Il governo adesso è chiamato a correre ai ripari nel più breve tempo possibile, con la concreta possibilità che la futura versione del decreto sarà molto diversa da quella diffusa ieri.
Così, dopo aver sfruttato tutte le photo opportunity possibili e immaginabili durante la campagna elettorale, la prima volta che il governo prova a mettere le mani seriamente sulla questione del terremoto, pesca un granchio: il fronte burocratico della ricostruzione è un porto delle nebbie in cui nessuno sembra in grado di trovare soluzioni funzionali alle esigenze reali della popolazione. Il nuove decreto non fa altro che generare nuova confusione.