Uno stop alle minacce e agli insulti rivolti dai vertici del Movimento 5 Stelle alla libertà di stampa e ai giornalisti arriva dalle cariche più alte dello Stato ma anche dall’Europa, preoccupata nel vedere l’Italia allinearsi pericolosamente ad altri governi populisti che hanno già imposto nei propri Paesi forti limitazioni alla libertà di espressione.

Il primo a rispondere al vicepremier Luigi Di Maio e all’esponente del movimento Alessandro Di Battista che sabato avevano definito «pennivendoli» e «puttane» i giornalisti promettendo provvedimenti e tagli al fondo per l’editoria, è stato ieri mattina Sergio Mattarella: «La libertà di stampa ha un grande valore», ha spiegato il capo dello Stato durante un incontro con alcune scolaresche. «Al mattino come prima cosa leggo i giornali: le notizie, i commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti», ha proseguito il presidente. «Perché è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. Quelli che condiviso sono interessanti, naturalmente, e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere, E’ per questo che ha un grande valore la libertà di stampa, perché consente e aiuta a riflettere».

Anche il presidente della Camera Roberto Fico prende la parola in difesa dell’informazione, E le sue sono parole pesanti dal momento che a pronunciarle e un autorevole rappresentante del M5S.«La libertà di stampa è tutelata e sarà tutelata fino alla fine«, dice ricordando l’articolo 21 della Costituzione. Per Fico il Paese ha comunque bisogno «di una cultura dell’indipendenza. E’ mancata negli ultimi 30 anni e lo abbiamo visto anche con il conflitto di interessi». «Il giornalismo parlamentare – ha commentato invece la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati – ha rappresentato nella nostra storia nazionale un pilastro della democrazia liberale».

«Quando ce vo ce vo», ha detto domenica sera in televisione il vicepremier grillino facendo riferimento a futuri provvedimenti contro la stampa. E le sue parole sono rimbalzate fino in Europa provocando reazioni. «Le dichiarazioni di Di Maio e Di Battista mi ricordano quelle del premier slovacco Robert Fico, che ha definito i giornalisti sporche prostitute antislovacche», ha dichiarato Mogens Blicher Bjerregard, presidente della federazione europea dei giornalisti (Efj). «Ci sono sempre più leader europei che demonizzano i media. La loro volontà di infangare i giornalisti, piuttosto che discutere sui fatti, è una delle principali minacce per la libertà di stampa in Europa».

Sull’argomento c’è da registrare anche uno scambio di battute tra i presidente del parlamento europeo Antonio Tajani Piernicola Pedicini. «Io sono fiero di essere giornalista e non condivido le vergognose dichiarazioni e gli insulti che sono stati rivolti ai giornalisti da parte di rappresentanti del governo italiano».,

Una giornata di mobilitazione indifesa della libertà di stampa è stata indetta per oggi dalla Federazione della Stampa con flahmob che si terranno dalle alle 13 nelle piazze di tutti i capoluoghi regionali (a Roma l’appuntamento è in piazza Santi Apostoli, a Milano i via Vivaio angolo corso Monforte). Una protesta alla quale hanno aderito numerose associazioni e indetta, spiega una nota della Fnsi, per difendere la libertà di stampa e contrastare la deriva di un linguaggio della politica fatto di insulti e minacce».

E critiche a Di Maio arrivano anche dalla sua ex direttrice di quando il vicepremier grillino lavorava in Campania come collaboratore del sito laprovinciaonline.info. «Il Luigi che conosco io no avrebbe mai pronunciato quelle parole», ha detto ieri Gabriella Bellini. «Lui conosce i sacrifici che fanno i giornalisti delle testate locali, per questo le sue frasi mi hanno stupita. Sono parole che mi feriscono. Oggi che è ministro del lavoro – ha proseguito Bellini – dovrebbe sapere cosa significa la libertà di stampa in un territorio difficile come il nostro».