Altri quattro giorni di tempo per rimettere in piedi la maggioranza gialorrosa. Quella di prima, con Renzi dentro e Conte premier. Al termine di 32 ore di consultazioni Sergio Mattarella dal salone delle feste del Quirinale lancia l’ultima chiamata per i due duellanti: «E’ emersa la prospettiva di una maggioranza politica composta a partire dai gruppi che sostenevano il governo precedente», scandisce davanti alle telecamere. «Questa possibilità va peraltro doverosamente verificata nella sua concreta praticabilità. A questo scopo adotterò con immediatezza un’iniziativa». A quel punto il presidente rientra rapidamente nelle sue stanze. Dopo lunghi minuti di suspence viene annunciata la convocazione al Colle di Roberto Fico.

E’ LUI L’UOMO A CUI Mattarella affida il compito di verificare la «concreta praticabilità» di rimettere in piedi la vecchia coalizione. Il tempo a disposizione è molto: fino a martedì. Segno che la strada da fare è tanta e in salita, anche se poche ore prima la delegazione del M5S guidata da Vito Crimi davanti al presidente aveva fatto cadere quel «mai più con Renzi», spiegando di voler lavorare per «un governo politico che parta dalle forze della maggioranza dell’ultimo anno e mezzo, ma con un patto di legislatura chiaro e con lealtà». C’è però una condizione irrinunciabile: «Giuseppe Conte», scandisce Crimi, spiegando che il Movimento «non accetterà veti» ma che è pronto a «fare un passo avanti tutti insieme».

Pd e Leu giovedì si erano già detti pronti a ricostruire la maggioranza con Conte premier. Ed ecco che entra in scema Fico, con un «incarico esplorativo» per «verificare la prospettiva» di rimettere insieme i cocci della (ex) maggioranza. Nulla di più. Se il suo tentativo di fare lo scudo umano tra Conte e Renzi dovesse fallire, la palla tornerebbe al Quirinale. Con una ridda di ipotesi, a partire da governi tecnici o di salute pubblica nei cui confronti il centrodestra unito, guidato da Salvini, poche ore prima aveva assicurato («ove non si andasse a elezioni»), di valutare «con il massimo rispetto ogni decisione» del Colle.

MATTARELLA DUNQUE DÀ l’ultima chance ai giallorossi. Nel suo discorso ha ricordato le tre emergenze che pesano sull’Italia, sanitaria, sociale ed economica che «richiedono immediati provvedimenti di governo». E l’urgenza di «un rapido ed efficace utilizzo delle risorse europee». «È doveroso dar vita presto a un governo con un adeguato sostegno parlamentare per non lasciare il paese esposto agli eventi in un momento così decisivo per la sua sorte», dice il Capo dello Stato. Che tuttavia concede a Fico quattro giorni, segno che la ricucitura non è facile, nonostante Ettore Rosato da Italia Viva dica che «le cose dette da Crimi vanno nella direzione che avevamo chiesto» e che «ci sono i presupposti per un buon lavoro». «Ora lavoriamo sui contenuti», dice Renzi, soddisfatto per la scelta di Fico esploratore (e graziato da Pd e M5S che, per carità di patria, evitano di polemizzare sui suoi rapporti con la dittatura saudita).
Il presidente della Camera sarà la lavoro già da oggi ed è possibile che nei colloqui che avrà con M5S, Pd, Italia Viva e Leu si parli appunto anche di contenuti del nuovo programma. Motivo per cui il Capo dello Stato ha ritenuto giusto che a tirare le fila fosse un esponente della maggioranza come Fico, anche se con una pesante carica istituzionale. Il ruolo di mediatore all’interno di una maggioranza politica non può e non deve spettare al presidente della Repubblica.

VISTI I SEGNALI DI DISGELO di ieri tra M5S e Iv, il presidente avrebbe potuto incaricare direttamente Giuseppe Conte. Ma, alla luce delle consultazioni, le condizioni per un incarico pieno non c’erano ancora. In particolar perchè Renzi non ha fatto il nome di Conte come premier e ha chiesto che gli altri partiti dicessero- in via preventiva- se c’era o meno un veto su Iv.

CADUTO IL VETO, e caduta anche l’ipotesi di mettere su maggioranze raccogliticce a cui Conte ha lavorato a lungo indispettendo l’inquilino del Colle, ora ci sono quattro giorni per per capire se Italia Viva è disponibile a sostenere il Conte ter. Il Pd si mette a disposizione di Fico, sottolinea l’esigenza di un governo «con solida base politica e numerica, fondata sulla convergenza delle forze europeiste» e chiede di fare in fretta. «Non ci sono altre possibilità rispetto a Conte», ricorda Goffredo Bettini. Un messaggio a Renzi, di cui i dem continuano a non fidarsi. E temono che nei colloqui con Fico possa alzare ancora il prezzo, o proporre (come ha già fatto) altri nomi per palazzo Chigi, come Di Maio o Gentiloni, solo per creare caos tra gli alleati. Per questo i dem sperano che la maggioranza si allarghi oltre Italia Viva. Ma Mattarella è stato chiaro: basta coi responsabili. Se Fico dovesse fallire, da martedì inizierebbe un’altra storia. Nell’aprile 2018 fu proprio lui a ricevere l’incarico esplorativo per mettere insieme un governo Pd-M5S. Ma Renzi, sempre lui, fece saltare tutto.