Allegro, cantato e ironico. Più un flash mob (con tanti giovani) che un «presidio» fra il Comune del sindaco leghista Massimo Bitonci e il palazzo del Bo del nuovo rettore Rosario Rizzuto. Sono arrivati a gruppetti con le sveglie, le bandiere dei circoli lgbt, perfino con lo scolapasta in testa.

Alla fine, un migliaio di manifestanti. «Sono in età da marito» sintetizza il cartello di un ragazzo poco lontano da Alessandro Zan (ora deputato Pd). Il coro intona l’Inno alla gioia, mentre nella piccola folla si infilano lo scrittore Massimo Carlotto e il ricercatore universitario Paolo Guiotto, gli ex assessori Francesco Bicciato e Anna Milvia Boselli, sindacalisti Cgil e ambientalisti della prima ora. È il «popolo dei diritti per tutti», lo stesso che anima l’estate del Gay Village in Fiera e che non si lascia intimorire dalle «sentinelle» cattoliche né dal furore penale del senatore Pd Gian Piero Della Zuanna (professore ordinario di Demografia a Statistica).

Padova si sveglia davvero. E fa rumore. Cittadini che vogliono sentirsi europei, fino in fondo. Donne e uomini che non fanno differenze sull’amore. Tutte persone in carne e ossa che hanno comunque già detto «sì» e fanno famiglia, figli, «leggi» della consuetudine quotidiana.
Non basta più il registro anagrafico del Comune che il 3 febbraio 2007 aveva iscritto la «famiglia basata su vincoli affettivi e di convivenza» di Tommaso Grandis e Giorgio Perissinotto, insieme a quella dell’avvocato Stefano Bonomo con Alicia Tosoni proprio per equiparare ogni coppia. Qui nessuno vuol più aspettare ancora, dopo Pacs e Dico: l’Italia deve semplicemente uniformarsi all’Europa.

Stessa atmosfera in Campo Santa Margherita a Venezia, dove l’iniziativa promossa da Stonewall Venezia Lgbtqia insieme agli studenti medi e universitari ha catalizzato l’attenzione quanto l’avvio del tradizionale Carnevale. Palloncini colorati, sveglie d’ogni tipo e colori dell’arcobaleno per l’anteprima delle iniziative già messe in cantiere nella città del «doge Gigi» a cavallo del Pride 2016 che sarà ospitato nella vicina Treviso. E in piazza Bra a Verona alle 15.33 centinaia di sveglie e suonerie di cellulari hanno risuonato dall’Arena al municipio del sindaco sussidiario Flavio Tosi: «Chiediamo il minimo sindacale dei diritti», scandisce Andrea Di Martino ex presidente del Verona Pride, mentre la citazione di Hegel interpreta lo spirito collettivo: «Possiamo essere liberi, solo se siamo liberi tutti».

A Nord Est si mobilitano amministratori e star. In piazza Unità a Trieste non ha voluto mancare la cantante Elisa, insieme alla parlamentare Pd Tamara Blazina, al sindaco Roberto Cosolini con il collega di Muggia Nerio Nesladek e al consigliere regionale Sel Giulio Lauri.

A Udine, stesso clima con Claudio Pedrotti, uomo-simbolo del Pd che fa un passo avanti: il sindaco di Pordenone ha già provveduto a trascrivere il 21 ottobre 2014 il matrimonio di Francesco Furlan e Derek Wright, che si erano sposati in Sud Africa. Ma riflettori puntati su Debora Serracchiani nel duplice ruolo di governatrice del Friuli e vice segretario nazionale Pd: «Uno dei compiti della politica è quello di fotografare la società e riuscire a rispondere alle esigenze manifestate fornendo le risposte adeguate, soprattutto quando parliamo del riconoscimento di un diritto» dichiara in piazza San Giacomo.

E la vice Renzi si sbilancia così: «Siamo vicini a un risultato storico grazie al lavoro di tanti e che ci porterà, una volta per tutte, al livello degli altri paesi europei. La legge non è più rinviabile e mi auguro che possa essere votata non soltanto dal Pd, ma da tutte le forze politiche».

Serracchiani argomenta: «Non poniamo sullo stesso piano matrimonio e unioni civili, ma mettiamo al centro bambini, famiglie e tante persone che si amano. E quest’amore va riconosciuto nonostante ci siano persone che ritengono come l’unica vera forma di amore sia quella tra uomo e donna». E confessa: «Ognuno avrebbe voluto scrivere questa norma seguendo la propria sensibilità. Personalmente, avrei osato un po’ di più, ma quello che conta davvero è il risultato che dice come, per la prima volta, l’Italia si doterà di una legge che riconosce i diritti di migliaia e migliaia di italiani».