Due grosse notizie nell’universo dello spettacolo globale, e due notizie che puntano nella stessa, prevedibilissima, direzione – quella di un consolidamento sempre più grosso tra gruppi mediatici e quella della dominanza sempre maggiore dello streaming.

Dopo l’entrata «in grande», nel 2018, con l’acquisto di Time Warner per 85 miliardi di dollari (una fusione osteggiata persino da Donald Trump), forse accorgendosi che il business della telefonia e quello dell’entertainment non sono proprio la stessa cosa (come successe con l’acquisto della Universal da parte della colosso giapponese degli elettrodomestici Matsushita, parecchi anni fa), la At&t getta la spugna e cede WarnerMedia a Discovery, in un matrimonio tra giganti del settore da cui nascerà il secondo colosso mediatico del paese. Hbo, gli studi della Warner Bros., Cnn e le altre reti cavo della WarnerMedia, come Tbs e Tnt (entrambe forti sulla programmazione di sport) uniranno i loro contenuti a quelli di Discovery che, oltre a numerosi canali di reality Tv, possiede il network di Oprah Winfrey, Own, Hgtv. Il Food Network e Animal Planet, per alimentare un flusso di streaming tale da poter competere con quelli offerti in testa a tutti da Netflix e Disney e, ma solo a seguire, Nbc/Universal e Cbs/Viacom. A capo della nuova mega compagnia – che inizierà a operare solo nel 2022- sarà il Ceo di Discovery, David Zaslav, rimpiazzando l’uomo a cui la At&t aveva affidato WarnerMedia, Jason Kilar, responsabile, tra le altre cose, di aver architettato la contestatissima uscita in contemporanea sala/Hbomax per tutto il listino Wb del 2021, e di aver riallineato gli assi di potere dello studio – fino ad allora saldamente ancorato al modello della distribuzione in sala – a favore della distribuzione online.

È parte della «corsa ai contenuti» anche l’annuncio che Amazon Prime avrebbe offerto nove miliardi di dollari per l’acquisto della MGM. La cosa non è stata confermata ufficialmente ma il cartello «in vendita» era appeso da tempo sulla porta dello studio del leone ruggente – la prima della Major hollywoodiane che iniziò, letteralmente a perdere i pezzi, dopo essere finita, nel 1969, nelle mani del magnate armeno Kirk Kerkorian, che entro poco tempo si liberò dei suoi teatri di posa e del baculo, a Culver City. Ironicamente, proprio in quella zona di Culver City oggi si trova il quartiere generale di Amazon Studios – i cui executives lavorano nel bianco edificio in stile coloniale che fu la sede della Selznick International Pictures. L’archivio di circa quattromila film, che oggi costituisce l’unica vera proprietà dello studio (ulteriormente dilaniato, dopo Kerkorian, anche da Giancarlo Parretti), include titoli di valore come le franchise di La pantera rosa e James Bond. L’anno scorso di era parlato di un possibile acquisto da parte di Apple, un altro streamer affamato di carburante. Paradossalmente, vista l’aria di sgombero, il 2021 potrebbe essere un anno veramente buono per la MGM, con un nuovo film di Ridley Scott, House of Gucci, quello di Joe Wright, Cyrano e, il più atteso, il nuovo Paul Thomas Anderson.