A dispetto dei rapporti estremamente cordiali tra il sindaco di Roma e il prefetto, la procedura di annullamento della trascrizione dei 16 matrimoni gay sul registro di stato civile «è iniziata e non si può interrompere». Sembra perfino un po’ dispiaciuto nell’affermarlo, Giuseppe Pecoraro. E infatti i cronisti riferiscono che ieri sera, incontrando per caso Ignazio Marino all’ingresso di Palazzo Valentini, il prefetto è sceso dall’auto blu per salutare il sindaco in bicicletta, con tanto di strette di mano e auguri reciproci di buon lavoro. Nulla di più, per il momento.

Tutt’intorno invece è caos: metà delle coppie gay che sabato scorso hanno festeggiato con Marino nella Sala della Protomoteca hanno diffidato «la prefettura di Roma e, per quanto occorrer possa, il ministero degli Interni a non procede all’illegittima cancellazione delle avvenute trascrizioni». I difensori degli sposi invitano inoltre il presidente del Tribunale di Roma «a rilevare il conflitto di attribuzioni» tra i poteri che il ministero attribuisce al prefetto e quelli «che la legge conferisce all’autorità giudiziaria». Contemporaneamente, mentre il movimento politico Italia Cristiana presenta una denuncia contro il sindaco accusandolo di abuso d’ufficio e chiedendone «la sospensione e l’allontanamento immediato», il Codacons annuncia battaglia legale contro il provvedimento del prefetto con un ricorso d’urgenza al Tar, un esposto in procura e perfino il coinvolgimento della Corte dei diritti umani di Strasburgo in quanto il diktat di Alfano sarebbe «in evidente conflitto con le disposizioni comunitarie che impongono agli Stati membri il riconoscimento del diritto alla vita familiare indipendentemente dal sesso degli individui». Perfino dal Vaticano arriva ancora qualche rigurgito prebergogliano, con il segretario di Stato Parolin che esclude la possibilità di equiparazione delle unioni gay al matrimonio esterosessuale.

Ma a pensare di trasferire la vicenda nelle aule di tribunale italiane ed europee è anche la stessa amministrazione comunale. Marino tira dritto per la sua strada e anzi, come ha già fatto il sindaco di Udine e consultandosi «con gli altri sindaci che hanno compiuto atti identici al mio», ha chiesto agli uffici legali del Campidoglio di studiare la «potenziale discriminazione contenuta in un’azione di cancellazione di un atto civile contratto legalmente in un Paese Ue, solo sulla base del sesso dei contraenti». D’altronde, mai come ieri il chirurgo potrebbe aver sentito nostalgia del Paese dove ha lavorato per lunghi anni, gli Stati uniti, e dove con l’abolizione per incostituzionalità della legge che vietava i matrimoni gay, il Wyoming è diventato il 32esimo stato dove gli omosessuali americani potranno sposarsi.

A Roma invece il consiglio comunale entra di nuovo in stallo sulla delibera, depositata da un anno, per istituire il registro delle unioni civili. L’empasse è soprattutto dentro il Pd, secondo la consigliera di Sel, Imma Battaglia che accusa: «Il gesto forte ed eclatante di Marino ha inasprito e indurito le posizioni contrarie», riportando «al punto iniziale il lavoro di mediazione» e cristallizzando la discussione attorno al tema del matrimonio gay, a discapito delle unioni civili.

E se questo avviene in Campidoglio, nulla di strano che in un centralissimo liceo della Capitale, il Cavour, – purtroppo già alle cronache per il suicidio del «ragazzo dai pantaloni rosa», come lo chiamarono i giornali, deriso perché omosessuale – durante un dibattito sull’omofobia con il sottosegretario Scalfarotto, il presidente dell’associazione Giuristi per la vita, Gianfranco Amato, abbia paragonato le unioni tra omosessuali ai rapporti tra uomini e animali. Per fortuna, ha raccontato Scalfarotto, «da un lato io sono stato oggetto di una violenza verbale inaccettabile» ma «dall’altro, l’applauso degli studenti dimostra che le nuove generazioni sono immuni dai germi dell’intolleranza e dell’odio».