«Il nostro modello è quello tedesco»: è il mantra del Pd sul tema delle unioni fra persone omosessuali. Peccato che il presunto «modello» che piace a Renzi sia messo in discussione proprio nella terra d’origine. In Germania il referendum irlandese ha lasciato il segno: le voci che chiedono di introdurre il matrimonio egualitario sono cresciute in numero e intensità. Anche nella democristiana Cdu, il partito diMerkel: «Su questo tema i tedeschi sono molto più avanti di come crediamo», ha affermato Jens Spahn, della segreteria nazionale.

Un partito, quello della cancelliera, al cui interno è da tempo riconosciuta un’associazione di gay e lesbiche che si batte per la piena parità di diritti. Qual è la situazione nella Repubblica federale? La legge che riconosce l’unione civile fra persone dello stesso sesso (Lebenspartnerschaft) è in vigore dal 2001, quando fu approvata dalla coalizione Spd-Verdi guidata dal cancelliere Gerhard Schröder.

Fu una norma di compromesso: la maggioranza avrebbe voluto regole più avanzate, ma il secondo ramo del parlamento, il Bundesrat, era controllato dall’opposizione di centrodestra, all’epoca fieramente avversa a ogni riconoscimento legale delle coppie omosessuali. Motivo che obbligò la coalizione di centrosinistra a raggiungere un risultato inferiore a quello inizialmente desiderato. Da allora, però, molto è cambiato. Grazie a sei successive sentenze della Corte costituzionale (l’ultima nel 2013), sono cadute tutte le differenze che esistevano fra unioni civili e matrimonio. Tranne una: il pieno diritto all’adozione. È possibile adottare solo il figlio del partner, mentre alla coppia come tale è preclusa l’adozione ordinaria. Questo è il confine fino a oggi ritenuto invalicabile dalla Cdu e dai suoi alleati bavaresi della Csu.

Insieme a un altro: il concetto di «matrimonio» deve continuare a definire solamente l’unione fra uomo e donna. Tutti sanno, in realtà, che anche questi ultimi tabù del peggiore conservatorismo cadranno. Se non è già accaduto, è solo in virtù del patto di governo che lega democristiani e socialdemocratici nella grosse Koalition.

La Spd è favorevole al matrimonio egualitario con assoluta parità di diritti, e in entrambi i rami del parlamento ci sarebbero i numeri per approvarlo con il voto di Linke e Verdi (che hanno depositato due apposite proposte di legge). L’ostacolo è solo «politico»: il «contratto di coalizione» sottoscritto dai partiti di governo afferma che ci si deve attenere al programma e che le maggioranze variabili sono escluse. E non essendo esplicitamente previsto dall’accordo il riconoscimento del matrimonio egualitario, la Spd «deve» stare ai patti e rinunciare ad affermare il proprio punto di vista. Una scelta fatta in nome della realpolitik che adesso mette in imbarazzo il partito del vicecancelliere Sigmar Gabriel.

Per sfuggire alle critiche del movimento per i diritti civili, la Spd sta ora cercando di correre ai ripari, così il socialdemocratico ministro della giustizia, Heiko Maas, ha fatto approvare una serie di minuscole revisioni legislative che «avvicinino alla piena eguaglianza». Lo stesso Maas ha dovuto ammettere: «Non siamo ancora giunti all’obiettivo finale». Si tratta di ritocchi formali a una serie di leggi di vario genere in cui è citata la parola «matrimonio»: da ora sarà scritto anche «unione civile». Ma non è nulla che cambi le cose nella sostanza, riconoscendo diritti che prima non c’erano: non a caso, le opposizioni di sinistra e le organizzazioni lgbt si dicono insoddisfatte.

Non è detto che la Spd mantenga questa posizione fino alla fine della legislatura: al suo interno c’è chi chiede di rendere non vincolante, su questo punto, il vincolo di maggioranza. A prendere posizione a favore del matrimonio egualitario, anche il tg della Ard, la prima rete pubblica.

Decisivo è ciò che deciderà Merkel, che potrebbe anche cambiare posizione, come fece sul nucleare dopo Fukushima. Ma c’è la destra del suo partito che ringhia a difesa «dei valori tradizionali», rinfrancata dalle parole di martedì del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano. E soprattutto, per la machiavellica cancelliera c’è il timore che una svolta liberale a favore dei diritti per gli omosessuali possa indebolirla elettoralmente a vantaggio degli ultra-conservatori di Alternative für Deutschland, pronti a raccogliere il malcontento degli irriducibili Giovanardi di Germania.