«Se Dio mi fa ha fatto così perché mi ama, cosa mi avrebbe fatto se mi odiava?», riflette la voce fuori campo di Mateusz dopo la benedizione del prete nell’istituto dove la madre ha deciso di ricoverarlo. Ispirato a una storia vera dalla quale la regista Ewa Pieta aveva pensato di trarre un documentario prima di mancare prematuramente (il film è dedicato a lei), Io sono Mateusz, firmato da Maciej Pieprzyca, è un lavoro dignitoso anche se assolutamente privo di sorprese, ligio com’è alle regole del film sulle persone disabili. Diretto con un atteggiamento privo delle sgradevolezze ricattatorie tipiche delle espressioni più insopportabili del genere, Pieprzyca dirige riuscendo anche a dare vita a una serie di intuizioni formali non banali. Basti pensare alla parete divisoria fra le due stanze dell’appartamento dove Mateusz vive con i suoi genitori che trasforma di fatto l’inquadratura in uno split screen, permettendo di così di comprendere sia la separazione tra il ragazzo e il resto della sua famiglia che la diversa velocità di esistenze terribilmente diseguali.

Il film è incorniciato in un lungo flashback attraverso il quale la voce in off del protagonista si articola come un autoironico flusso di coscienza ripercorrendo le fasi della sua vita. Chiuso nel bozzolo di un corpo che non gli permette di esprimere la sua voglia di vivere, Mateusz deve lottare contro quanti ritengono, medici e assistenti, che lui non sia altro che un vegetale. Attraverso l’amore del padre, Mateusz riesce a percepire se stesso come un essere umano ma la lotta contro il resto del mondo è tesa e condotta sino allo stremo delle forze.

Combattendo per affermare la propria normalità – relativa alla percezione di se stessi e non rispetto alla normopatia dilagante – Mateusz, pur essendo dolorosamente consapevole di quanto lo separa dal resto del mondo, chiede comunque di vivere al meglio delle sue non comuni capacità la propria vita.

Pieprzyca struttura con notevole empatia e oggettività il sentire del protagonista. Evita i transfert politicamente corretti e osserva, dialetticamente, l’interazione delle differenze fra Mateusz e il resto del mondo. Retto completamente dalla performance difficile di Dawid Ogrodnik, Io sono Mateusz è un film onesto, prevedibile, anche coraggioso. Probabilmente, però, le immagini più interessanti giungono sui titoli di coda, dove si vede il vero Mateusz e Ogrodnik che scherzano fra di loro come amici di lunga data. E sono queste immagini a dare il valore della performance di Ogrodnik.