Per festeggiare l’8 marzo, la ministra della sanità Giulia Grillo parteciperà in Senato a un convegno sulla procreazione medicalmente assistita. Poteva essere un’innocua passerella ma visti il tema, la data e soprattutto il titolo del convegno – «La scelta di essere mamma» – la lista dei relatori ha attirato l’attenzione sull’evento. A parlare di maternità, infatti, saranno sette uomini e una sola donna, l’avvocata Filomena Gallo segretaria dell’associazione “Luca Coscioni”. Il supporto da parte della ministra e della giunta della regione Toscana guidata dall’ex-democratico Enrico Rossi ha generato una prevedibile protesta.

Un centinaio di ginecologhe, embriologhe e biologhe attive nel settore della procreazione medicalmente assistita hanno inviato una durissima lettera alla ministra e agli organizzatori intitolata «Maternità maschile?». Le firmatarie rilevano «che in un evento dove si parla della scelta di essere mamma, inserito, in modo simbolicamente potente, nella giornata della donna, ci sia un imbarazzante vuoto femminile». E concludono «Ancora una volta, sembra che gli uomini siano gli unici in grado di indicare le scelte che dovrebbero maggiormente appartenere alle donne».

Tra gli organizzatori dell’evento figurano la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) e la “Fondazione Pma Italia”. La Sigo riunisce le principali associazioni dei ginecologi ospedalieri e universitari in Italia. Tra i suoi obiettivi principali c’è «il raggiungimento di un più elevato livello di salute della donna» ma presidente, vicepresidente e tre membri su quattro del consiglio direttivo sono uomini. Pma Italia, invece, è l’associazione che riunisce 54 centri di procreazione medicalmente assistita pubblici e privati in Italia. Secondo il suo sito, i centri affiliati erogano il 70% delle prestazioni sanitarie in questo ambito. Anche nella Fondazione, presidente, vicepresidente e tutti i membri del consiglio di gestione (tranne una) sono uomini.