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«Matarife», una webserie «clandestina» per scoprire i crimini di Alvaro Uribe

«Matarife», una webserie «clandestina»  per scoprire i crimini di Alvaro Uribe

Intervista Parla Julián Martinez, autore di una delle inchieste su cui si basa la serie

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 9 agosto 2020

Tutto è cominciato lo scorso febbraio, quando il prestigioso giornalista colombiano Gonzalo Guillén ha rivelato che l’ex presidente colombiano ai domiciliari da lunedì scorso, Álvaro Uribe Velez, lo aveva querelato. A Guillén, autore di inchieste che hanno portato in carcere numerosi narcos e paramilitari, e che ha dovuto vivere in esilio diversi anni tra Usa, Perù e Argentina, si chiedeva semplicemente di rimangiarsi una parola, un sostantivo usato per riferirsi all’ex presidente: matarife.

Nella tradizione ispano-americana matarife è il macellaio, ma non quello da bottega nel vicinato, bensì quello che nel macello ammazza centinaia di animali al giorno per il consumo. Quando la giustizia diede ragione al giornalista, altri colleghi intuirono allora che l’epiteto matarife era ormai legalizzato.

Daniel Mendoza Leal, giornalista, scrittore e avvocato di Guillén colse l’occasione. L’idea era raccontare la storia che ha portato l’ex presidente colombiano ad accumulare 59 cause per i suoi legami col narcotraffico e il paramilitarismo. Come quella delle licenze che lui stesso ha concesso ad aerei ed elicotteri della sua famiglia sequestrati nel laboratorio per la cocaina di Pablo Escobar nei primi anni ’80; o le accuse rivoltegli dal suo stesso maggiordomo di aver fondato il gruppo armato Bloque Metro, delle Autodefensas Unidas de Colombia, quando era governatore dell’Antioquia. Così è nata Matarife, la serie web più seguita oggi in Colombia con più di un milione di spettatori a settimana. Gli episodi sono brevissimi, 8 minuti al massimo. La serie, prodotta dall’australiana Box JellyFish Films e diretta dallo statunitense Jack Nielsen, è pensata per essere distribuita via Whatsapp e Telegram. Ogni settimana, una complessa rete di utenti divulga gli episodi attraverso gruppi creati a tale scopo che vengono poi chiusi. In questo modo, è praticamente impossibile decifrare l’origine esatta della diffusione. Ne abbiamo parlato con Julián Martinez, autore di una delle inchieste sulle intercettazioni illegali ai tempi di Uribe su cui si basa la serie.

Come funziona la diffusione?
Non è un sistema molto complesso. Al contrario. Matarife sta venendo distribuita con un sistema che permette a molte persone degli strati più umili della società, e che non possono accedere a costosi abbonamenti internet per il loro cellulare ad esempio, di accedere attraverso Whatsapp e altri programmi leggeri. Non é un sistema difficile per lo spettatore, ed è un metodo che non solo ha affascinato in Colombia, ma in tutto il mondo.

Eppure è un sistema fatto per evitare di essere intercettati o che qualcuno blocchi la distribuzione. Perché è necessario uno schema simile in Colombia?
Abbiamo scoperto che l’intelligence militare colombiana durante il governo di Ivan Duque sta riproponendo uno schema identico a quello dei servizi segreti ai tempi di Uribe e del disciolto Dipartimento Amministrativo di Sicurezza. L’esercito oggi ha elaborato un sistema di spionaggio che qui chiamiamo profilamenti, e che si compone di cartelle di informazioni su giornalisti scomodi per il governo. Raccolgono dati personali sulle nostre famiglie, le nostre fonti. E da quel che abbiamo appurato tutto questo non solo è stato messo insieme a partire da ciò che noi pubblichiamo, ma ci sono stati pedinamenti, intercettazioni e lavori sotto copertura.

Evidentemente esiste molto interesse nel conoscere questa versione della storia recente.
Matarife è un’espressione molto importante. Sta dando alla società gli elementi concreti perché si capiscano le relazioni che esistono tra Uribe, il narcotraffico e il paramilitarismo. Qui in Colombia molta gente è politicamente analfabeta, e non conosce le prove di ciò che è successo nella storia recente. La serie è un modo semplice e diretto di scoprire i legami tra Uribe e il narcotraffico che risalgono al 1979.

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