Nel marzo 2011 fa una manifestazione contro il nucleare a Tokyo, per le strade della centrale Shibuya, aveva dato fiato e speranza a tutta la rabbia giapponese contro il nucleare, a seguito dell’incidente di Fukushima. Corteo alla giapponese, sui marciapiedi, ordinato, ma straordinariamente partecipato. Due anni dopo, l’elezione per la carica di governatore di Tokyo, doveva costituire una sorta di referendum sulle tematiche nucleari, a tre anni dal disastro di Fukushima: la risposta che è arrivata è stata netta, ha vinto Masuzoe, il candidato «pro nucleare». I due avversari – perdenti – al ruolo di governatore e attivamente impegnati nella campagna anti nucleare, sono stati sconfitti da Masuzoe, 65 anni, ex ministro della Salute e del Welfare. Le elezioni si erano necessarie a seguito dello scandalo che solo dopo un anno di governatorato ha scalzato fuori Naoki Inose.

Si tratta di una vittoria – in primo luogo – di Shinzo Abe, il premier, che potrà ora spingere nuovamente sulla necessità di riaccendere i reattori spenti a seguito del terremoto e dello tsunami del 2011.
Ci sono alcuni aspetti che spiegano la vittoria del conservatore Masuzoe. Innanzitutto, anche a causa della nevicata, la più clamorosa nella storia degli ultimi 50 anni per la capitale, solo il 46 percento circa degli aventi diritto, è andato a votare. In secondo luogo la questione nucleare è stata posta al primo piano della propria agenda politica da un ex premier in lizza, Morihiro Hosokawa – sostenuto da un altro ex premier Junichiro Koizumi – e dall’altro perdente, Kenji Utsunomiya, sebbene quest’ultimo abbia puntato meno di Hosokawa sul no nuke.

E’ importante sottolineare però come questa doppia candidatura abbia finito per disperdere i voti, favorendo l’elezione di Masuzoe, a testimoniare come l’opposizione ad Abe sia sporadica, ancora poco organizzata e sconclusionata, nonostante il recente successo del candidato contro Abe alle elezioni della prefettura di Okinawa (consultazione nella quale entrava in gioco la questione della base militare americana e quindi leggermente fuori contesto).

Più di tutto, come sottolinea la stampa nazionale, a pesare sono stati i temi del welfare e dell’economia, quelli più cari in questo momento ai giapponesi, nonostante le tante manifestazioni dal 2011 e i sondaggi abbiano dimostrato una ferma opposizione all’energia nucleare. Lo stesso vincitore, non a caso, ha sottolineato di essere favorevole a trovare fonti alternative in tema energetico, ma la sua precedente esperienza nella macchina dello Stato, all’interno di un ministero importante, ha contribuito alla sua vittoria. Nonostante, va ricordato, una gaffe clamorosa di qualche tempo fa quando sostenne che le donne sarebbero incapaci a prendere determinati decisioni politiche perché «instabili» a causa del ciclo mestruale (sparata che è stata protagonista – negativa – sui social network, con tanto di slogan «niente sesso con chi vota Masuzoe»).

Il vincitore, tanto in campagna elettorale, quanto nell’immediatezza della vittoria, ha spinto su alcuni argomenti: trasformare Tokyo rendendola città «migliore al mondo in termini di benessere sociale», misure per affrontare l’invecchiamento della popolazione, promettendo di rendere le Olimpiadi estive previste nella capitale nel 2020 «le migliori della storia».