Sono almeno 60 le vittime registrate nel campo rifugiati di Plaine Savo, nella provincia orientale dell’Ituri,  Repubblica democratica del Congo. Una tragedia nella tragedia, che colpisce civili in fuga dai conflitti che insanguinano la regione, dove è in vigore dallo scorso maggio – con scarsi risultati – lo stato d’emergenza e di «assedio militare».

Testimoni e autorità locali puntano il dito contro i miliziani della «Cooperativa per lo Sviluppo del Congo» (Codeco), uno dei tanti gruppi armati attivi in zona, legati alle rivendicazioni delle comunità di agricoltori Lendu, in conflitto da sempre con i pastori di etnia Hema. Tra il 1999 e il 2003 e ancora nel 2007 gli scontri tra le due comunità hanno lasciato migliaia di morti sul terreno.

Gli aggressori sarebbero piombati nel campo di notte di martedì, armati solo di machete e altre armi da taglio. Il bilancio delle vittime sembra destinato ad aumentare.

La sostituzione dei governatori locali con governatori militari e lo stato d’emergenza dichiarato dal presidente Felix Tshisekedi avrebbe dovuto favorire le operazioni contro le varie milizie che si contendono il territorio ricco di risorse minerarie. L’ennesima strage sembra sancire il fallimento di questa strategia.