Mauro Giannetti è morto lunedì scorso a 46 anni sotto un lastrone di marmo di due tonnellate mentre lavorava nella cava cinque Piastriccioni a Torano in provincia di Massa Carrara. Aveva appena finito di tagliare il blocco insieme al fratello e iniziato a smontare le impalcature. Il blocco è collassato, si è spezzato e l’ha travolto. È morto sotto gli occhi del fratello. Giannetti era un cavatore, estraeva dalla montagna il marmo da circa trent’anni. Tra due mesi avrebbe avuto il primo figlio. Non lo vedrà mai.

OGGI CGIL E UIL hanno proclamato quattro ore di sciopero, anche per permettere ai suoi compagni di partecipare ai funerali alle15, nella Chiesa Maria S.S. Mediatrice di Avenza, vicino al campo sportivo San Marco. «Nonostante le denunce degli ultimi mesi e le iniziative intraprese dalla Regione Toscana – sostengono il segretario regionale Cgil Mauro Fuso e quello di Massa Carrara, Paolo Gozzani – a Carrara si continua a morire. L’ultimo incidente mortale ci fa urlare di sdegno».

«CI SONO LUOGHI di lavoro dove non si rispettano i requisiti minimi per la sicurezza e ci sono lavori dove il rischio è molto alto. Per salvare il lavoro e la vita dei lavoratori quando mancano i requisiti di sicurezza bisogna avere il coraggio chiudere le attività fino al ripristino non del minimo, ma del massimo di sicurezza possibile».

IL SINDACO DI CARRARA Angelo Zubbani ha proclamato il lutto cittadino. Il centro commerciale naturale «Carrara dei Marmi» e gli operatori della fiera di Sant’Andrea, Fiva ed Anva, sospenderanno la vendita e abbassando le serrande dei negozi in segno di lutto nelle ore del funerale. Le categorie del marmo si fermeranno per l’intera giornata.

IL 2016 è stato un anno di sangue per i cavatori. Alle 13,48 del 14 aprile una frana di detriti e marmo di duemila tonnellate ha investito tre lavoratori nelle cave di Colonnata. I corpi di Roberto Ricci Antonioli e Federico Benedetti sono stati recuperati dopo ore di scavi con le ruspe. Il terzo si è salvato aggrappandosi a una fune. Benedetti aveva 46 anni, Antonioli 55. Entrambi hanno lasciato figli e mogli.

«VOGLIAMO che mio padre sia seppellito con gli abiti da cavatore, perché quello era lui» disse Matteo Benedetti, 22 anni, figlio di Federico. Il direttore di cava, Carlo Musetti di 62 anni, è stato colpito da un infarto dopo avere appreso la notizia della tragedia. La procura ha aperto un’indagine per omicidio e disastro colposo.

IL 9 MAGGIO Carlo Morelli è morto a 61 anni travolto da un carrello mentre scaricava lastre di marmo nel laboratorio della segheria dove lavorava da interinale. Aspettava di firmare un contratto a tempo indeterminato e sperava, finalmente, di godere le ferie quest’estate. Non ci è arrivato. Anche lui aveva passato una vita nel marmo. Si era rimesso in gioco dopo la chiusura nel 2012 di una cava. Ha lasciato una moglie, la figlia di 35 anni e suo nipote.

LE CIFRE UFFICIALI non rendono l’idea di questo massacro quotidiano. Per l’Inail sarebbero 549 vittime a settembre 2016, erano 626 nel 2015. Il calo non deve creare illusioni. Il mercato, lo sfruttamento, la mancanza di sicurezza uccidono nel buio e, ufficialmente, non lasciano tracce. Ma c’è qualcuno che monitora e, almeno con i numeri, cerca di ristabilire la giustizia.

PER L’ OSSERVATORIO Indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro (cadutisullavoro.blogspot.it), fondato nel 2008 da Carlo Soricelli, ex tecnico metalmeccanico e pittore e scultore, parla di 1400 vittime nel 2015. Quest’anno sarebbero già 1260. Muoiono gli italiani, muoiono i lavoratori stranieri. E si fa male anche chi lavora con i voucher: 436 nel 2012, 1400 nel 2014. E aumentano le vittime: da 2 a 15 in tre anni.

LE «MORTI BIANCHE» «sono inaccettabili» ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a capo del paese dove si muore di più di lavoro in Europa.