Al mondo ci sono molti modi per procurarsi i lividi. Masha, tredici anni, lo sa bene. Puoi sbattere allo spigolo del tavolo quando ti alzi di notte per bere, oppure può capitare che la tua gamba si «scontri» col pedale della bici. Ancora, può succedere di cappottarsi con la slitta e il ghiaccio non è poi così morbido. Insomma, a elencarli tutti, si scriverebbe un bel librone.
Però c’è anche un modo orribile in cui i lividi finiscono per conquistare il corpo ed è un’insidia che si nasconde dentro casa, nel momento in cui un padre imbufalito perché il lavoro non va più tanto bene, ti sbatte al muro, oppure ti prende a calci.
Masha, d’estate va a trovare i nonni in una piccola cittadina di provincia. Un luogo tranquillo, dove la vita scorre con qualche sobbalzo e la tristezza si mescola alla nostalgia dei bei tempi andati. Lei ha perso sua madre, ha un padre ingrigito dal dolore e, d’improvviso, nelle sue giornate che pullulano di ozio compaiono due bambini: Julia, nove anni e Max, sette. I fratelli Brandner.
Un elefante nella stanza è il romanzo d’esordio di Susan Kreller (giornalista, traduttrice, studiosa di germanistica), pubblicato da Il Castoro (pp.280, euro 13,50). Come già suggerito dal titolo, si parla di qualcosa che è talmente grande e grave da sfuggire allo sguardo. Perché in poche settimane di una estate afosa, Masha è costretta a crescere con un balzo, trovandosi di fronte a un caso di violenza domestica inaudita, che tutti tendono a nascondere, vittime comprese. I suoi nuovi amici Max e Julia, il primo preda del terrore con una vita popolata di amici immaginari, la seconda abituata a strane «assenze» mentali per astrarsi dalla brutalità, vengono picchiati sistematicamente a sangue dal padre. Un trattamento che non viene risparmiato neanche alla loro madre, quando tenta di difenderli dalle botte.
Masha è troppo piccola per essere creduta, o meglio, si preferisce mettere a tacere uno scandalo così disgustoso. E quindi, dopo aver provato a confidarsi con i nonni e con alcuni vicini, decide di agire in proprio.
Un’idea folle che la condurrà a un rapimento: d’altronde, se nessuno le dà retta, è l’unico modo per proteggere i suoi amici. Portarli lontano dal disastro e costringerli a stare nascosti. Nonostante le loro proteste, nonostante la rabbia e l’angoscia che vede passare sui loro volti.
Meglio la casetta azzurra, abbandonata in un campo di grano, senza gabinetto e dove fa un caldo soffocante, piuttosto che una stanza accogliente dove può succedere che si spalanchi la porta e un genitore meni schiaffi e pugni a tradimento.
La scrittrice riesce a cogliere il punto, senza melassa né rigidità: chi subisce violenza non ne può uscire da solo. Va aiutato, il coraggio deve arrivare da fuori.
Susan Kreller, pluripremiata con questa sua opera prima, sarà in Italia dall’11 al 16 novembre, in un tour che toccherà Roma, Genova, Milano, Torino e Cuneo.