Nell’unico paese al mondo in cui gli operatori sanitari rappresentano un decimo dei contagiati, continuano a scarseggiare i dispositivi medici più banali e importanti, le mascherine. Oltre a essere poche, spesso quelle arrivate ai medici sono risultate scadenti. È successo ancora ieri, quando lo stesso commissario della protezione civile Domenico Arcuri ha dovuto richiamare le 620mila mascherine destinate all’Ordine dei Medici. Anche se sulle buste c’era scritto «FFP2 equivalenti» (è la sigla delle mascherine che proteggono dal virus), in realtà «non sono dispositivi autorizzati per l’uso sanitario dalla Protezione Civile».

Lo ha raccontato ieri Filippo Anelli, presidente della federazione degli Ordini dei medici, rendendo pubblica la lettera di scuse ricevuta dallo stesso Arcuri. Appena arrivati i pacchi alle sedi regionali dell’Ordine, ha raccontato Anelli «abbiamo subito contattato la Protezione Civile, che, dopo ulteriori e approfondite indagini, ci ha confermato che il materiale non era conforme a quello ordinato». «Ci sono arrivate praticamente delle mascherine anti-polvere» ha confermato all’agenzia Dire Angelo Magi, presidente dell’Ordine di Roma. «Apprendiamo tra l’altro solo oggi che il materiale era stato donato e non era quello acquistato per gli Ordini» sottolinea Anelli. E il capo dipartimento Angelo Borrelli conferma: «Le mascherine erano state donate all’Italia dalla Cina tramite la nostra ambasciata di Pechino ma per un errore sono state consegnate ai medici anziché alla collettività».

Immediatamente è partito l’ordine alle sedi locali per bloccare la distribuzione.

Del pesce d’aprile i medici avrebbero fatto volentieri a meno. «Non credo che qualcuno pensi che proteggere operatori non sia prioritario ma cose così fanno cadere le braccia», ha ribadito Anelli. «E ora siamo in attesa delle mascherine giuste. Ci hanno assicurato che nel giro di qualche giorno provvederanno». Protesta anche il governatore ligure Giovanni Toti, che attendeva le mascherine con impazienza. «Le nostre squadre territoriali, che non partivano con le visite a domicilio per assenza di materiale che doveva arrivare da Roma, sono finalmente in campo grazie a tute protettive donate da benefattori ma che non sappiamo per quanti giorni basteranno». Toti si è rivolto al suo pubblico direttamente dal suo account Facebook: «Faccio l’ennesimo appello: aiutateci a fare pressing sul Governo e non sul nostro sistema sanitario, che sta dando tutto e anche di più».

Dopo la figuraccia, Arcuri ha promesso maggiore attenzione: «Da oggi, d’intesa con Angelo Borrelli, le forniture oggetto di donazioni verranno sottoposte ad un controllo a campione, per essere certi della corrispondenza tra bolla di consegna, indicazioni stampate sulla confezione e prodotti donati», ha scritto nella lettera inviata a Anelli, «Sulla base del quadro degli approvvigionamenti saremo certamente in grado di rifornirvi entro questa settimana».

Un nuovo carico non basterà a risolvere il problema della mancanza di mascherine, che si presenta su ben altra scala. Secondo quanto afferma lo stesso Angelo Borrelli, per far fronte all’emergenza Covid-19 servono 90 milioni di mascherine al mese, cioè tre milioni al giorno. Nel conto finiscono tutte le tipologie di mascherine: da quelle chirurgiche e monovelo (che non proteggono gli operatori sanitari dal contagio) alle più sofisticate FFP2 e FFP3.

Se il fabbisogno indicato da Borrelli fosse stato soddisfatto, la Protezione Civile a oggi avrebbe consegnato oltre cento milioni di mascherine. Secondo i dati ufficiali, invece, il numero delle mascherine arrivate ai medici è meno della metà. Finora gli uomini della Protezione Civile hanno fornito ai sanitari meno di 300mila mascherine FFP3 e 7 milioni di mascherine FFP2, le sole efficaci. Oltre a queste, sono state consegnate 28 milioni di mascherine chirurgiche e 7 milioni di mascherine monovelo, per un totale di 42 milioni di pezzi.