Sono i giorni della memoria dell’eccidio nazifascista di centinaia di uomini donne e bambini – oltre 800 – iniziato alle 4 di mattina del 29 settembre 1944. Dal 12 agosto, dalla Versilia, il 16° Panzergrenadier SS “Reichsfuhrer” al comando di Walter Reder, aveva iniziato quella «marcia della morte» che seminerà di stragi l’Italia dal Tirreno all’Adriatico lungo la Linea Gotica, lasciando dietro di sé, come aveva ordinato Kesserling, «terra bruciata». Il 29 settembre Reder era entrato in Emilia e con migliaia di SS aveva risalito le pendici di Monte Sole: casa per casa, fienile, stalla. Sette giorni senza interruzione, fuoco e mitragliatrici: su 266 bambini. «Il male che abbiamo conosciuto non può dirsi mai sconfitto per sempre. I pericoli riaffiorano quando la responsabilità si attenua e gli egoismi avanzano. Anche per questo la memoria di Marzabotto e di Monte Sole va custodita» ha scritto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

A MARZABOTTO, di sicuro, la memoria è ancora custodita nei muri, la si incontra lungo i sentieri, la si sente mormorare nell’aria stessa di questo piccolo Comune dell’Appennino bolognese. La più efferata strage di civili compiuta dai nazisti in Europa. C’è un modo per capire, per sentirlo sulla pelle e nelle ossa: percorrere i sentieri che dalla valle del Reno, o da quella del Setta, risalgono i 6.300 ettari di Monte Sole, rintracciare le poche pietre rimaste di un casolare o l’altare profanato che fu Chiesa e inutile rifugio.

Fu la distruzione di centinaia di nuclei abitati: sette giorni durante i quali i tedeschi fucilarono e bruciarono senza interruzione né distinguo. Frazioni, casolari sparsi, chiese, fienili, piccoli borghi, tutto fu dato alle fiamme. Donne, bambini, preti, uomini e animali, falciati dai mitra, smembrati dalle bombe a mano. Centinaia di corpi straziati e carbonizzati, per mesi sepolti dalle macerie, dal fango e dalla neve: fu soltanto dopo il maggio 1945 che si riuscì a stilare un qualche elenco delle vittime individuate e ricomposte.

Occorre leggere i cartelli di quelle tante frazioni che non esistono più e poi su, fino alla cima più alta e aguzza, al cippo che ricorda la Brigata «Stella Rossa» che qui combatté per mesi e qui finì disintegrata nei giorni indescrivibili del settembre-ottobre 1944. I partigiani di «Stella Rossa» erano in grande maggioranza figli di queste terre: giovani contadini e operai di Marzabotto, Monzuno, Grizzana… 250 sono stati i caduti tra le loro file. Impossibile dimenticare, a Marzabotto. Impossibile non saper distinguere tra aggressori e vittime, tra chi combatteva per lo sterminio e chi per la libertà della propria gente.

QUI NON POTEVA dunque passare inosservata e senza risposta, la risoluzione del Parlamento Europeo sulla «Memoria per il futuro dell’Europa». La Sindaca di Marzabotto, Valentina Cuppi (eletta in primavera con il 78% dei voti) ha voluto chiedere conto ai parlamentari europei del voto favorevole dato ad un documento «gravemente lesivo della lezione storica consolidata» e «con una pericolosa commistione ed equiparazione tra fatti storici e ideologie opposti, nei principi e negli obiettivi, come quelli del Nazismo e del Comunismo».

UN COMUNICATO di denuncia che Sindaca e consiglieri della lista civica di maggioranza hanno inviato agli eurodeputati «ricordando e onorando tutti i combattenti, nazionali e internazionali, che sacrificarono la loro vita per annientare il male assoluto rappresentato dal Nazismo» e «nella consapevolezza che buona parte dell’impegno bellico per raggiungere tale risultato venne sostenuto dall’ esercito dell’Armata Rossa e da migliaia di partigiani in tutti i paesi occupati, moltissimi dei quali Comunisti». Marzabotto, nell’indignarsi per il contenuto della risoluzione europea, ricorda anche «il ruolo fondamentale dei militanti e dei dirigenti Comunisti, prima nella Lotta di Liberazione Italiana, poi nella costruzione dello Stato democratico e nella difesa dei diritti» e chiede agli eurodeputati di Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici di «rivedere la loro decisione e revocare il loro voto, proponendo una ampia e approfondita analisi e revisione del documento, nel rispetto della Storia e dei milioni di vittime che la follia nazista ha causato in Europa e nel mondo».

DOCUMENTO inviato anche alla Segreteria nazionale del Pd a cui si chiede una presa di posizione «senza ambiguità» sulla «Memoria per il futuro del’Europa». Primo destinatario del comunicato è David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, che ha rilasciato ieri una dichiarazione all’Anpi probabilmente più meditata delle poche frasi espresse a caldo dopo il voto europeo, riconoscendo almeno che la risoluzione «rischia di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici». Domenica 6 ottobre Sassoli sarà l’oratore ufficiale a Marzabotto nella Commemorazione per i 75 anni dalla strage: un’occasione per chiarire il suo pensiero e per ascoltarlo con attenzione.