Lo scorso aprile Marvin Gaye avrebbe compiuto 80 anni e chissà con cosa ci avrebbe stupito nel frattempo. Oppure sarebbe comunque morto: la morte del resto, l’incombenza e persino l’urgenza della morte hanno segnato la sua intera esistenza. Marvin fa parte di una famiglia afroamericana povera e molto religiosa, fedele di una congregazione cristiana con forti elementi veterotestamentari. Il padre, Marvin Pentz Gay Sr., è pastore della chiesa, da cui poi si allontanerà. Uomo violento e possessivo, Gay non perdona nulla al piccolo Marvin Jr.. Esprime talora inoltre una bisessualità verso cui il figlio proverà sempre orrore (e forse segreta attrazione). Marvin Jr., fuggito presto di casa, identificherà prima nel musicista e produttore Harvey Fuqua, che lo ruba alla morente scena doo-wop per portarlo alla Motown di Detroit, e poi nello stesso padre-padrone della label Berry Gordy, figure sostitutive di quel genitore che gli ha sempre negato ogni forma di familiarità.

SI SPOSA inoltre con la sorella di Gordy, Anna, di 17 anni più anziana. Marvin vorrebbe essere un crooner, ma sarà il sensuale semi-falsetto la sua arma per avere successo, soprattutto presso il pubblico nero femminile, con canzoni d’amore quali Pride And Joy, How Sweet It Is To Be Loved By You e molte altre. Ma verso il ’67, con l’emergere del soul ruvido tipo Stax, delle istanze razziali, dell’antimilitarismo (suo fratello Frankie va a combattere in Vietnam), Marvin sente l’esigenza di mutare immagine e tematiche. Grazie al produttore Norman Whitfield, fa uscire album più aggressivi.

INTANTO fiorisce un intenso amore platonico grazie agli splendidi duetti con Tammi Terrel. È la sua via di fuga, poiché sente che l’amore carnale lo corrompe e lo degrada, quanto quello puro, incontaminato, lo eleva. La malattia e la morte di Tammi e altri turbamenti lo spingono isolarsi e a progettare un album del tutto nuovo, un semi-concept in cui usa in modo rivoluzionario tecniche multitraccia anche per gli intrecci della sua ormai matura voce. What’s Going On è un toccante fluire di prediche che toccano temi quali l’ecologia, la guerra, il destino del mondo, la miseria del ghetto, con un messaggio d’amore universale trasportato da nove sublimi gospel trasformati in stranianti canzoni pop dal groove rilassato e le sottili orchestrazioni classiche e jazz. Il disco ha un successo gigantesco e Marvin è finalmente considerato dalla critica e dal pubblico impegnato. Sembra infine aver conquistato la purezza artistico-biografica tanto desiderata.

MA NON PASSA qualche anno (e un paio di dischi minori di cui uno abortito e uscito postumo quest’anno, You’re the Man) che l’artista, di nuovo perso nella spirale del sesso e della cocaina, ripropone su Let’s Get It On (’73) alcune sonorità di What’s Going On in chiave erotica. Ancora più raffinato risulta I Want You (’76), una sorta di suite sessuale dedicata al suo nuovo amore, la sedicenne Janis Hunter, da cui avrà due figli e che sposerà nel ’77. Gaye però, oltre a consumare quantità enormi di droga, non tiene nessun conto dei soldi che spende a profusione. È per giunta Anna Gordy, che presto chiederà il divorzio, ad avere la gestione dei suoi affari. Per pagare spese di divorzio e debiti con il fisco, Marvin è costretto a fare concerti anche aborrendone l’idea. Per quanto la sua vita sia sempre lussuosa, i suoi problemi finanziari si aggravano fino a diventare insostenibili. Per giunta i suoi album successivi, nonostante la jazzistica raffinatezza delle canzoni, hanno poveri riscontri.

MA IN TUTTA questa apparente rovina una parte di Marvin rimane lucida: è capace di avere comportamenti amabili, ribaltare situazioni a lui sfavorevoli con coraggiosi colpi di scena, anche se il bisogno di soffrire fa parte della sua singolare filosofia/patologia quanto il bisogno di essere amato. Infine, ormai con l’Fbi con il fiato sul collo, lascia gli Usa. Si rifugia in Europa con il figlio Frankie e conosce un imprenditore belga appassionato della sua musica, Freddy Cousaert, che lo convince a trasferirsi presso di lui a Ostenda, dove Gaye sembra trovare di nuovo la pace e la lucidità. Quindi riesce a siglare un contratto con la Cbs. Ha ritrovato l’antico mentore Harvey Fuqua che si offre di produrre il suo nuovo album.

MARVIN SI FIDA e Midnight Love (’82), si rivela un piccolo capolavoro pop soul con la gioiosa Sexual Healing che lo riportano alto nelle hit parade. Ma il ritorno a Los Angeles è drammatico. Ricade immediatamente nel loop cocaina-paranoia. Quando anche Gay Sr. fa ritorno, la situazione degenera. L’omicidio di Marvin Gaye avviene il 1 Aprile 1984 con due colpi calibro 38 sparati a bruciapelo dal padre dopo una lite. L’uomo che gli aveva negato ogni forma d’amore, rendendo la sua vita un inferno, ora gliel’ha tolta. Il giorno dopo il musicista avrebbe compiuto 45 anni, Marvin Gaye è stato, se non il più geniale, il più emblematico soul man di tutti i tempi. Ha attraversato il doo-wop, i duetti, il soul «arrabbiato», ha contributo indelebilmente a coniare il rivoluzionario soul «tecnologico» dei ’70, ispirando Stevie Wonder e Temptations ma anche i più grandi nomi della musica nera, da Michael Jackson a Prince. Era autodistruttivo non perché cedevole. ma per l’essere fatalmente attratto, come dall’amore e dall’armonia, dall’estasi della punizione e del dolore.