La Sony fa partire la nuova stagione videoludica col sonoro botto di un’esclusiva di tutto rispetto per la sua PS4, tanto per mettere in guardia la concorrenza: il nuovo Marvel’s Spider-Man.
Prima ancora di parlare dell’opera, questa nuova fatica videoludica dell’arrampicamuri porta a riflettere su un paio di questioni relative al personaggio stesso e all’evoluzione della serialità. Si consideri l’evoluzione del personaggio e le progressive ricalibrazioni per unire le esigenze contrapposte del restare fedeli alle sue origini che concorrono a caratterizzarlo e a definirne psicologia e motivazioni con la necessità di fornirgli ambientazione contemporanea e trame coerenti ad essa. Anche a livello cinematografico, quello che più di tutti si prende libertà creative utili a massimizzare l’audience con storie coerenti ed autoconclusive, si è sempre utilizzato il meccanismo del «reboot», cioè della ri-narrazione delle origini del personaggio. Marvel’s Spider-Man invece rinuncia del tutto a tale meccanismo mettendoci immediatamente nei panni di un Peter Parker non più adolescente, privo del background delle storie passate e presenti, sia fumettistiche che cinematografiche, tanto da lavorare per le Octavius Industries sviluppando arti artificiali principalmente per i reduci delle guerre «americane». Zia May lavora in un rifugio per senzatetto; Mary Jane Watson fa la reporter free lance per il Daily Bugle, non più diretto da J. Jonah Jameson, passato a condurre trasmissioni radiofoniche. Resta l’ambigua megacorporazione Oscorp diretta da Norman Osborn che contemporaneamente è diventato il sindaco di New York. Per quanto vari pezzi della vita fumettistica e cinematografica di Peter Parker/Spider-Man vengano richiamate da cameo o da descrizioni di collezionabili che si possono raccogliere mentre si percorre la Grande Mela appesi alla ragnatela, è tramontata la necessità di ri-raccontare le origini del personaggio, dandole per scontate e utilizzando in modo creativo comprimari e avvenimenti noti. In sostanza si passa dal lavoro su variazioni che restano fedeli ad un canone, ad un canone variabile composto da variazioni più o meno ampie, un vero e proprio canovaccio che permette di narrare ogni volta una storia nuova ma contemporaneamente riconoscibile.

All’interno di questo canovaccio il Peter Parker/Spider-Man slitta dal classico «supereroe con superproblemi» a una figura più attuale. Peter è il classico bravo ragazzo, timido al punto che, anche scoperto col costume di Spider-Man in mano, non viene sospettato d’essere il supereroe, ma semmai d’aiutarlo coi gadget tecnologici. Per mostrare il proprio sé gli è necessario allora indossare una maschera: per trasformarsi in spiritoso, esuberante, estroverso. La maschera non serve più a proteggere i propri cari (come nella vulgata) quanto a permettere a Peter di mostrare un lato di sé inammissibile a viso scoperto.

Tutto questo viene preso da Insomniac, la casa di produzione nota per fortunate serie videoludiche quali Spyro e Ratchet & Clank, e inserito in una New York in conflitto tra altruismo ed egoismo. La rappresentazione grafica della città resa nel videogioco è assolutamente fantastica (ogni tanto si sbircia dentro le finestre dei palazzi a cui siamo appesi, desiderando di poter entrare ed esplorare all’infinito l’ambiente) e viene progressivamente «illuminata» riparando i radar di sorveglianza presenti nei vari distretti (un sistema a «torri» che ricorda un po’ Far Cry). L’altruismo è ovviamente quello di Peter Parker che difende la città, quello di Octavius che dedica la ricerca ad aiutare il prossimo, quello di Zia May nella sua attività per gli homeless, quella dei cittadini «qualsiasi» che fermano Spider-Man per strada per «battergli il cinque» nonostante le continue critiche radiofoniche di Jameson. L’egoismo al contrario è il morbo sociale che si espande dai piccoli criminali dei bassifondi fino ai massimi livelli dell’intersezione tra criminalità e affari, incarnata da Kingpin, motore anche dell’azione (è proprio il suo arresto, all’inizio del videogioco, che dà il via alla lotta per il potere della malavita nella città). Ma è altrettanto l’indifferenza ambientale di industrie quali la Oscorp che mette in pericolo la salute e la sicurezza dei cittadini e della città.

Marvel’s Spider-Man è uno stupendo «open world» con una miriade di missioni secondarie coerenti con quella principale. Nonostante la possibilità di utilizzare l’approccio stealth, il proprio meglio il gioco lo dà con le combo spettacolari che Spider-Man inanella senza mai smettere di blaterare spiritosaggini. Le sue capacità oltre ad accrescersi con l’avanzare dell’azione si possono perfezionare sviluppando gadget e spendendo punti esperienza in abilità sempre più avanzate. Che serviranno perché, con l’infittirsi della trama, il nostro Spidey se la dovrà vedere con sei figuri davvero sinistri…