Al Lido, dove è giunto con parte del cast de Il Sindaco del rione Sanità, Mario Martone ha raccontato le ragioni che lo hanno spinto a lavorare sul testo di Eduardo prima a teatro, dove lo ha rappresentato nel 2017, poi al cinema: «Tutto ha avuto inizio da Francesco Di Leva, è stato lui a coinvolgermi quando era alla guida del teatro NEST di San Giovanni a Teduccio. Voleva assolutamente interpretare Antonio Barracano perché lo vedeva immerso nella realtà del nostro tempo. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione da Luca de Filippo, il progetto è partito: da quando ho iniziato a lavorare allo spettacolo ho voluto che diventasse anche un film, fortunatamente Indigo e Rai cinema hanno dato subito la loro adesione al progetto e gli attori che volevo sullo schermo erano miracolosamente liberi». L’opportunità di adattare un testo di Eduardo ha rappresentato per Martone: «un’occasione per affrontare un riferimento ineludibile per tutti i napoletani» che prima d’ora non si era mai concretizzata: «ma avevo provato a lavorare sulla sua opera già ai tempi de L’Amore molesto, che attiene a quella dimensione infimo borghese dove la violenza si annida nella famiglia: nessuno come lui ha saputo raccontare quel mondo, i rapporti famigliari».

PER «IL SINDACO», la sfida principale, già a teatro, è stata quella di attualizzarlo: «nella rappresentazione teatrale e nel film abbiamo voluto conservare il fraseggio meraviglioso di Eduardo, il ritmo, le pause ma abbiamo anche dovuto fare dei cambiamenti, far emergere la struttura nuda e cruda del testo, spogliarlo dove era troppo moraleggiante. Già quando lavoravamo al NEST ho voluto cambiare il monologo finale in cui il dottore invita alla carneficina, alla distruzione totale. Mi sono detto che non potevo gettare quelle parole in faccia ai cittadini di San Giovanni a Teduccio. Era un invito alla violenza. Affrontare questo testo in quella realtà era delicato. Anche Eduardo era molto attento alla realtà in cui lavorava, portò il teatro nelle carceri di Nisida, a Poggio Reale e questo mi ha chiamato a una responsabilità. Ho dunque modificato il finale per far emergere l’idea di responsabilità che ciascuno ha di fronte alle proprie scelte. Poi ho attualizzato i personaggi di Rafiluccio e Rita. Lui nella commedia fa la fame dopo la guerra quindi ho pensato di raccontare che la povertà oggi esiste ancora anche se spesso è celata».

GLI ABBIAMO domandato di raccontare come abbia lavorato sulla messa in scena cinematografica e Martone ha risposto: «Il testo consentiva di fare un film chiuso dentro due case ed ho usato gli esterni per incorniciare i tre atti. Il film rispetta la struttura drammaturgica del testo in tre atti che si svolgono tutti in interni, cosa per me interessante cinematograficamente. Per il terzo atto mi sono andato a rivedere Hitchcock per capire come gestire i limiti entro cui dovevo muovermi. L’asciuttezza era importante, perché il testo di Eduardo era già forte, preciso nello sviluppo, nella tensione, nel ritmo».

PRECISIONE che deriva anche dall’ironia con cui viene raccontata l’umanità: «senza ironia non esiste il teatro di De Filippo ma neppure Shakespeare. L’ironia è una forma della conoscenza dell’umanità». A ciò l’attore Francesco Di Leva ha aggiunto: «Nei nostri quartieri ci sono personaggi molto ambigui, che sembrano dei buoni e non lo sono perché c’è sempre qualcuno che fa le spese delle loro azioni. Con l’ironia, con lo scherzo si fanno amare dal popolo a tutti i costi. Di persone così si dice che sono ‘personaggi’, e infatti Barracano è un po’ il primo attore del suo quartiere, uno che dice al popolo quel che il popolo vuole sentirsi dire. Ma quelli come lui sono anche pieni di paura, di passare la vita in galera, di morire. La loro vita è un suicidio e questo l’arte lo deve raccontare». Il Sindaco del rione Sanità uscirà nelle sale come evento speciale il 30 settembre e il 1 e 2 ottobre.