«Gli elettori ci hanno dato un segnale chiaro, abbiamo perso e dobbiamo prepararci a essere minoranza parlamentare», ripete al Tg3 Maurizio Martina, reggente del Pd. Ma, aggiunge, «non siamo indifferenti agli indirizzi che il presidente Mattarella intenderà dare a questa legislatura». E ieri, in un’intervista su Repubblica, aveva dedicato un pensiero alla Spd «che ha costruito alcuni passaggi chiave con la partecipazione diretta degli iscritti». E tra i dem si è fatta avanti l’ipotesi di un referendum per decidere anche sul governo, come avvenuto appunto per i socialdemocratici tedeschi.

Martina, da ieri impegnato per le assemblee nei circoli italiani, dice che «serve più radicalità nelle idee» e critica il blairismo. «Il partito – aggiunge – sappia interpretare l’articolo 3 della Costituzione sulla rimozione degli ostacoli all’uguaglianza». Parole apprezzate da Elisa Simoni, Leu ex Pd. Ma in Leu le acque sono agitate. In Friuli Venezia Giulia Mdp vuole dare vita a una civica a supporto del Pd e della candidatura del vice di Serracchiani, Sergio Bolzonello, alle regionali di aprile. «Operazione che non può che creare un solco profondo nel percorso di Leu in Friuli Venezia Giulia e non solo», tuonano i responsabili regionali di Si e Possibile, Marco Duriavig e Federico Buttò. Oggi a Bologna agli stati generali di Possibile Pippo Civati si presenta dimissionario chiedendo di costruire qualcosa di nuovo: «Ripartenza è espressione vietata».

Ai dem guarda invece con attenzione il segretario di Radicali italiani Riccardo Magi, eletto alla camera con +Europa, tanto da volersi candidare alla guida del Pd «per renderlo più coraggioso, più liberale, più laico e democratico». Dunque chiede all’assemblea dem la convocazione di primarie aperte con regole accessibili.